Elezioni Regionali nel Lazio, ci siamo. La tornata è pronta ad entrare nel vivo dopo che Nicola Zingaretti, governatore uscente, ha rassegnato le dimissioni dopo essere stato eletto alla Camera dei Deputati. Lo scioglimento della Regione ha portato alla convocazione, anzitempo, delle elezioni che daranno ricambio al decennio zingarettiano. Elezioni che si terranno, presumibilmente, nella prima metà di febbraio. Mentre le compagini si apprestano a schierarsi in formazione, spuntano i primi sondaggi. I quali fanno rima con buone notizie per il centrodestra: stimato intorno al 44% grazie alla potenza di fuoco di Fratelli d’Italia (che sta poco sopra il 32%). Il Pd è fermo al 15,8% – addirittura più debole del M5s che parte dal 16,7% – e trova vigore solamente grazie al Terzo Polo che è stimato intorno al 7%.
Il sondaggio, elaborato da Izi, ha misurato anche lo stato di partenza di candidati presidenti pur non essendoci ancora tutte le ufficialità. L’unica è quella di Alessio D’Amato per il centrosinistra che partirebbe da un 26%. Al quale è stato fronteggiato il nome in pole di casa centrodestra: Fabio Rampelli. Il Vicepresidente della Camera dei Deputati ha ottenuto un 46,6% di feedback positivi. Un abisso, tra lui e D’Amato. La survey ha testato anche il consenso per un candidato X del Movimento 5 Stelle ed è stato misurato intorno al 17%. Un dato relativo, ovviamente, che potrebbe mutare in aumento o in diminutio in base al nome che sceglierà Giuseppe Conte.
Regionali Lazio, il sondaggio detta la linea: la situazione
In casa Pd non sono state settimane semplici. La guerra fredda tra Daniele Leodori, attuale Vice di Zingaretti, ed Alessio D’Amato ha visto premiare il secondo. Non senza trascichi che potrebbero palesare effetti, più o meno tremendi, nelle settimane avvenire. D’Amato è il candiato ed è una decisione che fa felice il Terzo Polo, pronto adesso a correre in coalizione con i dem. Rimangono sullo sfondo le primarie, richieste specialmente dai pezzi del civismo che sono pronti ad entrare in coalizione ma solamente a certe condizione. Una linea, questa, portata avanti da Marta Bonafoni. Capogruppo uscente della lista civica Zingaretti Presidente.
Primarie o no, manca un nome all’appello. Il Movimento 5 Stelle ne ha fatto una questione di iussue: il termovalorizzatore è un tema di divisione tra loro ed il Pd e quindi, con Gualtieri pronto ad andare verso la sua costruzione a Roma, pomo della discordia e della non alleanza. Forse è il tema dei temi, o forse solo uno specchietto per le allodole con Giuseppe Conte intenzionato a correre da solo in ogni caso per misurare l’aria di sorpasso – che si alza sempre di più – sul centrosinistra. Certo è che, ad oggi, la corsa solitaria dei pentastellati è sempre più probabile. Quel pezzo anzi, 5 pezzi, che consentirebbero al Pd di fronteggiare con maggiore forza – numerica – la sfida al centrodestra.