Imbrattata sede Cdp. Si tratta di una nuova forma di protesta messa in atto a Roma dagli attivisti per l’ambiente del movimento Ultima Generazione che, dopo i frequenti blocchi stradali sul Grande raccordo anulare e la Tangenziale, avevano preso di mira un dipinto di Van Gogh, “Il seminatore al tramonto”, esposto a Palazzo Bonaparte, sul modello di quanto già successo più volte in Europa. L’obiettivo di questi gesti è quello di accendere i riflettori sull’emergenza climatica. Questa volta nel mirino è finita la facciata della sede della Cassa Depositi e Prestiti di via Goito 4, imbrattata con della vernice arancione.
Imbrattata sede Cdp a Roma: le rivendicazioni degli attivisti coinvolti
Hanno azionato un grande getto di vernice con degli estintori su uno dei lati dell’edificio – a sinistra rispetto all’ingresso – che ospita la Cassa Depositi e Prestiti, prima di srotolare uno striscione con scritto “Ultima Generazione. No gas. No carbone” e attaccare una mano ciascuno al muro. Sono stati questi gli ingredienti principali della protesta che questa mattina, attorno alle 11.30, ha coinvolto alcuni ecologisti del movimento per il clima Ultima Generazione a Roma.
Sono stufo che i soldi dei cittadini del mio Paese, i risparmi di anni delle famiglie come la mia, gli sforzi dei lavoratori e delle lavoratrici, siano letteralmente buttati in progetti a sostegno dei combustili fossili – ha dichiarato Davide, uno degli attivisti -. È proprio la Cassa Depositi e Prestiti, ente finanziario all’82,77% a partecipazione statale, che attraverso i suoi capitali permette a grandi inquinatori come Eni, Snam e Saipem di continuare a investire in gas, petrolio e carbone, in Italia e all’estero. Ogni euro investito nelle fonti fossili è investito nella morte di persone, nella distruzione del mio futuro e della generazione a cui appartengo.
Come spiega il movimento, secondo quanto riportato da Roma Today, la Cdp “possiede Sace (agenzia assicurativa che garantisce progetti legati al fossile in Italia) dal 2012 e ha comprato Snam (il più grande operatore del sistema di trasporto del gas) da Eni. È anche nel consiglio azionario di Terna (l’agenzia statale che si occupa di concessioni di impianti energetici), di Italgas (distributore di gas) e di Saipem (società di servizi braccio destro nella costruzione di tutte le infrastrutture di Eni). Possiede inoltre il 25,96% della stessa Eni. Tutti questi nomi, parte della proprietà di Cdp, sono dunque da un lato aziende direttamente produttrici di energia derivanti da fonti fossili, e, dall’altro, istituti internazionali ed enti pubblici che finanziano o assicurano i progetti di sfruttamento di Oil&Gas delle prime. Aziende energetiche, finanziatori e assicuratori partecipati da Cdp hanno in maggioranza grandi interessi e affari correntemente in atto in Egitto che, pure ospite della XXVII conferenza delle parti, è luogo di perpetrate violazioni di libertà e diritti umani e civili, primi fra tutti i casi Regeni e Zaki, nonché di repressione della libertà di espressione e di manifestazione diretta di attivisti e attiviste, anche nella situazione della Cop”.
Nonostante ciò, “i soldi pubblici continuano a confluire in progetti simili, rimandando a tempi sempre più incerti la necessaria conversione energetica che è doveroso portare avanti da subito. Senza cambi di direzione da parte di questi giganti del finanziamento al fossile la situazione difficilmente virerà verso rotte più virtuose. È arrivato il momento che i diretti responsabili rispondano dei danni e della devastazione che causano”, concludono. Le rivendicazioni avanzate sarebbero, in particolare: l’interruzione della riapertura delle centrali a carbone dismesse e la cancellazione del progetto dell’avvio di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale; il Governo dovrebbe poi procedere ad un incremento dell’energia solare ed eolica e creare migliaia di posti di lavoro nell’energia rinnovabile, aiutando gli operai dell’industria fossile a trovare un impiego più sostenibile.