Aveva diffuso sul web una bufala su Fedez e J-Ax, sperando di aumentare le visualizzazioni del suo sito, rollingstone.live – che niente ha a che vedere con la famosa rivista americana di musica -; ora Lorenzo Piastrella, 39enne di origini umbre, dovrà rispondere davanti al giudice di diffamazione aggravata a mezzo stampa, rischiando quindi anche il carcere. È stata infatti respinta dai legali dei rapper la precedente archiviazione della querela presentata nei confronti dell’autore dell’articolo, uscito online nel 2017: secondo loro non sarebbe possibile parlare, in questo caso, di diritto di controinformazione.

L’autore di una bufala su Fedez e J-Ax dovrà rispondere delle sue azioni in aula

Inventare una notizia falsa di sana pianta in modo che sembri reale, come quella dell’arresto di due personaggi famosi, per approfittare dell’effetto virale che avrà in rete e guadagnare dalle visualizzazioni sul sito non è lecito. A deciderlo è stato un giudice di Milano, che ha chiesto alla Procura di portare a processo per diffamazione aggravata a mezzo stampa Leonardo Piastrella, 39 anni, autore nel 2017 di una bufala su Fedez e J-Ax, respingendo la decisione precedente di archiviare la querela presentata dai due rapper.

“Fedez e J-Ax arrestati con 28 grammi di cocaina nella macchina” era il titolo dell’articolo, comparso l’8 aprile 2017 sul sito rollingstone.live, che richiama quello della famosa rivista di musica americana. I due rapper venivano accusati di essere stati fermati dai carabinieri dopo aver imboccato contromano via Montenapoleone a Milano e che nella loro auto era stata trovata un’ingente quantità di cocaina; stando a quanto riportato dal sito, un passante che si sarebbe trovato sul posto avrebbe anche sentito i due giurare che la droga non fosse la loro.

Ma era una notizia inventata da zero, così i due, che si erano ritrovati in poche ore al centro di una bufera mediatica, erano stati costretti a fare una smentita ufficiale e avevano deciso di querelare l’autore dell’articolo per diffamazione. Inizialmente il pm aveva deciso di archiavarla, scrivendo che, seppure il reato fosse “oggettivamente configurabile”, l’indagato non sarebbe stato punibile in quanto aveva esercitato il diritto di fare “controinformazione”, quella che, “con la spettacolarizzazione del pettegolezzo”, spesso “caratterizza l’ambito delle notizie dedicate al gossip”. Per di più, l’autore dell’articolo, che aveva già scritto di suo pugno altre fake news, non poteva considerarsi “credibile”.

Ma i legali di Fedez e J-Ax si erano opposti all’archiviazione, ritenendo la “controinformazione” di cui parlava il pm “illecita” e avevano spiegato come notizie false del genere siano “in grado di influenzare e indirizzare le opinioni, le scelte e le tendenze di una considerevole quantità di persone”. Il giudice per le indagini preliminari Massimo Baraldo ha condiviso questa linea, chiamando Piastrella a processo.

Nell’ordinanza in cui dà 10 giorni alla Procura per formulare l’imputazione, il giudice afferma che la pubblicazione su Internet di bufale – soprattutto qualora queste siano rese credibili e si impedisca il riconoscimento della loro falsità, danneggiando la reputazione di altri e addossando loro dei reati – non può essere considerato un diritto specie. Non si può poi parlare di controinformazione perché, in questo caso, non si è neanche trattato di una replica a una qualche informazione già presente in rete. Insomma, l’autore dell’articolo dovrà rispondere delle proprie azioni e, secondo quanto previsto dall’ordinamento giuridico italiano in relazione al suo capo d’imputazione, rischia, oltre al pagamento di una multa, anche il carcere da uno a sei anni.