Harvey Weinstein processo in corso a Los Angeles.
L’ex produttore cinematografico di Hollywood, già condannato a 23 anni di carcere a New York per una serie di reati a sfondo sessuale, è salito di nuovo sul banco degli imputati, da dove è chiamato a difendersi per altri 11 capi d’accusa, tra cui stupri, rapporti orali forzati, penetrazione non consensuale e altri abusi, tutti compiuti tra il 2004 e il 2013. L’uomo, accusato di molestie e violenze sessuali per la prima volta nel 2017 – e la cui condanna, nel 2020, ha contribuito alla nascita del movimento #MeToo – potrebbe ora essere condannato ad ulteriori 140 anni di carcere, terminando la sua vita dietro le sbarre. Tra le cinque donne che hanno puntato il dito contro di lui ci sarebbe anche la moglie del governatore della California, la regista di documentari Jennifer Siebel Newsom, che ha parlato in aula di un presunto strupro risalente al 2005.
Harvey Weinstein processo: la testimonianza di Jennifer Siebel Newsom in aula
Avevano fatto discutere, nelle prime fasi del processo che ha preso il via a fine ottobre nella città di Los Angeles, le dichiarazioni rilasciate dal legale dell’imputato, Mark Werksman, che aveva parlato di “prove basate su stati emotivi e non su fatti” e di “incontri sessuali consenzienti”. “Il sesso a Hollywood è sempre stata una merce di scambio – aveva proseguito -. Lo facevano tutti”, quasi a giustificare i comportamenti del suo cliente, già condannato per molestie e violenze a New York e quindi con precedenti. Ora che in aula si è entrati nel vivo della vicenda, con le prime testimonianze delle donne che hanno accusato l’ex produttore, i fatti sembrerebbero parlare di nuovo in suo sfavore.
Negli scorsi giorni si è parlato, in particolare, della testimonianza di Jennifer Siebel Newsom, moglie del governatore della California e regista di documentari, che sarebbe stata stuprata nel 2005 da Harvey Weinstein. Come scrive l’Aptn, la donna, salita sul banco dei testimoni lo scorso lunedì, ha raccontato la sua drammatica vicenda davanti alla corte prima di scoppiare in lacrime. Stando alle sue parole, avrebbe incontrato Weinstein quando lei aveva 31 anni. Era il 2005 e i due erano in un bar con altre persone, riunite in occasione del Toronto Film Festival. “A un certo punto – ha raccontato – ho visto questa persona importante venire verso di me ed è stato come se tutti si fossero fatti da parte, tipo Mar Rosso”. Si trattava di Weinstein.
Il produttore a quel punto si sarebbe presentato, chiedendole di poterle parlare in privato. “Ho pensato – ha continuato – che fosse giusto andare, poteva darmi utili consigli. Pensavo ci fosse un genuino interesse a parlarmi di lavoro, ma lui era preso a ripetermi quanto fossi speciale”. L’incontro poi si era concluso subito perché il boss del cinema doveva prendere un aereo per New York. I due si erano ritrovati tempo dopo, a Los Angeles, quando lui le aveva proposto di vederla a tavola per “parlare dei progetti di lavoro”. Così lo aveva raggiunto in una stanza d’albergo, dove lei aveva preso a parlargli dei suoi progetti. Ma Weinstein non sembrava interessato. L’uomo si era come chinato su sé stesso e le aveva chiesto: “Puoi aiutarmi?”. “È stato a quel punto – ha raccontato la donna – che ho visto che si stava toccando. A quel punto mi ha afferrata”, ha aggiunto, cominciando a piangere. Lei avrebbe provato a divincolarsi, ma lui l’avrebbe stuprata.
Quando l’accusa le ha chiesto perché fosse andata a trovare l’uomo in camera, lei ha risposto: “Perché non puoi dire no a Harvey Weinstein. Poteva lanciare o rovinare la tua carriera. Io pensavo che avrei parlato solo dei miei progetti”. Per la difesa si sarebbe trattato di un atto sessuale consenziente, preso in considerazione dalla donna per cercare di avanzare nel mondo di Hollywood. Per la donna, invece, sulla colpevolezza dell’ex produttore non ci sarebbero dubbi e, quando le è stato chiesto se potesse identificare in aula il suo aggressore, lei ha risposto, in lacrime e con un filo di voce: “Indossa un completo, ha una cravatta blu e mi sta fissando”.