“Cade la pioggia e tutto lava”. Così comincia “cade la pioggia” dei Negramaro, delle lacrime d’acqua salvifiche per l’anima. Così Roma accoglie Giuliano Sangiorgi e la sua band, proprio sotto una pioggia che per qualche minuto pulisce la Capitale dalla sporcizia, dall’odore di smog e dall’olezzo delle strade. Si cammina sui pavimenti bagnati, escono i primi cappotti e l’Auditorium ospita i Negramaro nel buio che abbraccia l’Italia nel periodo dell’ora solare. I bar intorno sono semipieni, la gente commenta quanto accaduto in Polonia. Qualcuno legge un libro, c’è chi ascolta musica. In un clima intellettuale si comincia a prendere posto.

Quando si entra dentro la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium la prima impressione è quella dello straniamento. Il palco è estremamente vicino, sopra ogni sedia c’è un foglio con scritto “Grazie Negramaro”. Un foglio da alzare per una coreografia che si farà dopo “La cura del tempo”, momento in cui tutti alzano i fogli al cielo per ringraziare la band salentina. Il clima di attesa è estremamente composto, proprio come se si fosse a teatro. Età media intorno ai quaranta, spirito giovanile nel cuore di tutti. Tra i posti a sedere anche Stefano De Martino, inondato dall’affetto delle fans, e Simone Perrotta, campione del mondo nel 2006.

L’attesa si cristallizza quando il buio spacca la sala. I Negramaro sono pronti a illuminare l’Auditorium. Il palco, fino a qualche minuto prima coperto da un lungo drappo nero, si scompagina. Il velo di Maya cade e appare Giuliano Sangiorgi con la sua chitarra, accompagnato da Lele Spedicato e la sua band. Il primo contatto col pubblico, appunto, si verifica con “Contatto”. Tutti estremamente seduti e coinvolti, anche se qualcuno accenna ad alzarsi. Sembra di assistere a un film dal vivo. L’effetto viene aiutato dai pali a led che fanno scendere sulla band gocce di elettricità. Scenografia da dieci e lode.

Negramaro all’Auditorium: le emozioni della serata

Restare “fino all’imbruinire”, davanti a una scaletta del genere, è molto semplice. I Negramaro all’Auditorium mischiano vecchi successi a canzoni contemporanea, riuscendo anche a inserire due omaggi rapidissimi a Lucio Dalla con due frasi tratte da “Com’è profondo il mare” e “Anna e Marco”. Se tutto si conclude con “Roma nuda”, per omaggiare la città che accoglie l’ultima tappa del tour italiano, bisogna anche dire che i Negramaro hanno spogliato le emozioni della platea poco prima di partire per la seconda parte del tour, quella internazionale.

Riuscitissimo il medley tra “Estate” e “Solo3min”, così come buoni i momenti di dialogo col pubblico. Giuliano Sangiorgi tocca il tasto della libertà opposta alla sovranità, invitando il pubblico – non casualmente – a togliere le mani dagli occhi. Un chiaro messaggio di risposta al governo Meloni, insediatosi pochi giorni fa. Sempre il frontman dei Negramaro accende la commozione del pubblico quando invita tutti a ricordare le persone scomparse negli ultimi anni, mandando un bacio al cielo. Quello è stato il momento dell’applauso più forte di tutti, anche da parte di tutta la band. Apice di emozioni a “Un passo indietro”, in cui i più sensibili ricordano chi è andato via solo fisicamente.

La bravura dell’outro sta nel chiudere con “Mentre tutto scorre”, quando il pubblico si alza e va a due passi dal palco. Tutti per loro, che hanno una sola pecca: la grande assente è “Parlami d’amore”, che più di qualcuno avrebbe voluto sentire. Alla fine, però, la grande sorpresa. In sottofondo si sente “Ora ti canto il mare” come brano d’uscita. La gente sta per andar via, ma proprio lì la band esce per prendersi un ultimo abbraccio. Baci, autografi, scatti, sorrisi. Questo è Giuliano Sangiorgi, di gran lunga la voce più bella che abbia sentito dal vivo e – ora che l’ho visto con gli occhi miei – davvero l’amico di tutti.

La morale dei Negramaro

Un’esperienza unica per chi ama la musica. Giuliano Sangiorgi oggi, insieme a Tommaso Pini, Damiano dei Maneskin e pochi altri, è a mani basse tra le voci più belle del panorama italiano. Per me la più bella, ma da anni or sono. Come sempre, tuttavia, dai concerti esce una morale. Alla fine ci si alza, la pioggia ha lavato Roma, quella dei Negramaro le nostre anime. Non c’è nulla di più bello di vedere chi ami uscire dalla sala Santa Cecilia con un sorriso sul volto che sgorga da un giorno che non dimenticherà mai. Si torna sereni mentre tutto scorre.