Scatta oggi la due giorni del G20 in Indonesia, il summit internazionale giunto alla sua 17° edizione: tra i colloqui più attesi quello avvenuto nella giornata di lunedì tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il neoeletto presidente della Cina Xi Jinping. Si tratta del primo storico incontro tra le parti dallo scoppio della guerra in Ucraina e dopo la pandemia di coronavirus. Il primo incontro ufficiale tra i due leader si era invece tenuto nel 2017.

Ma la Plenaria ha regalato anche altri spunti inaspettati: per esempio il fatto che durante il discorso di Sergei Lavrov, il ministro degli Esteri russo, gli altri leader siano rimasti seduti nelle loro postazioni e non abbiano abbandonato la sala come accaduto in passato. La stessa procedura, al contrario, è accaduta persino quando è stato diffuso il videomessaggio di Volodymyr Zelensky.

Incontro Xi-Biden, nel mezzo c’è Lavrov

Il G20 in Indonesia sarà tappa fondamentale da cui dovranno uscire risposte concrete per affrontare i dossier geopolitici internazionali legati a energia, cibo, clima e salute. Tra i bilaterali più attesi c’è stato quello tra Xi Jinping e Joe Biden, avvenuto ieri e durato ben tre ore.

Xi Jinping ha lanciato un’inaspettata frecciata alla Russia sottolineando il pericolo di “militarizzazione” di cibo ed energia, pur mantenendo sempre un approccio ambiguo sulla vicenda (si veda il voto contrario alla risoluzione Onu di ieri e l’atteggiamento ostile contro le sanzioni imposte al Cremlino dall’Occidente).

Biden e Xi si sono poi rispettati reciprocamente nei modi e nei toni. Il capo della Casa Bianca riconosce l’esistenza di una “competizione” tra i due Paesi, che va “gestita” in quanto coinvolge due economie mondiali molto forti. Sul capitolo Ucraina l’obiettivo comune deve essere l’azzeramento di qualsiasi rischio nucleare, mostrandosi contrari all’impiego di armi di questa portata. Poi il delicato tasto Taiwan, dove c’è grande divergenza. Gli Stati Uniti non intendono mollare la presa sull’Isola ribelle, e sostengono che non ci sia imminente pericolo di un attacco del Dragone.

Lavrov, particolarmente chiacchierato alla vigilia per il suo look “occidentale”, ha presenziato alla cerimonia in luogo di Vladimir Putin e ha tenuto un bilaterale con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Nonostante il clima di maggiore distensione, c’è ancora parecchia distanza tra le parti ormai da mesi. Mosca ritiene che le condizioni di pace presentate dall’Ucraina al G20 (il “Kiev Security Act – proposta di pace in 10 punti) non siano “realistiche né adeguate” e che la Russia attende “fatti e non parole” che mostrino la volontà dell’Occidente di negoziare, senza più esercitare pressioni sull’Ucraina.

Il riferimento è alle parole di Zelensky sul fatto che l’Ucraina non si siederà al tavolo come accaduto dopo il conflitto in Crimea del 2014 e il successivo Trattato di Minsk. Il Ministero degli Esteri russo ha poi diffuso una nota in cui si congratula con Xi Jinping per la sua elezione a leader del PCC, con l’obiettivo di “rinforzare la collaborazione tra i due Paesi”.

Nel frattempo il G20 continua con i leader dei più grandi paesi a confronto sui più disparati temi.