Alessia Rosati è una ragazza romana scomparsa il 23 luglio 1994. Uscì di casa per andare ad assistere agli esami di maturità della sua amica Claudia, questo l’ultimo riferimento che si ha, ma una volta varcata la soglia della sua abitazione di via Val di Non è sparita nel nulla. Aveva 21 anni e da allora, 28 anni fa, non è mai più stata ritrovata. Un caso che ha parecchie analogie con altre sparizioni della storia romana come quella di Mirella Gregori e, soprattutto, di Manuela Orlandi. Le due ragazze, rispettivamente cittadine di Roma e del Vaticano, sparite nel 1983. Un caso rimasto tra i principali gialli della storia recente. Tra le ipotesi delle interferenze sovietiche, lo strano collegamento tra la banda della Magliana ed il papato, le strade legate ad uno scandalo di pedofilia all’interno del Vaticano, il mistero è ancora irrisolto. Così com’è irrisolto è anche il caso della sparizione di Alessia Rosati.
Ma tra Emanuela Orlandi, Mirella Gregori ed Alessia Rosati non ci sono solamente analogie. Ma, a ben vedere, dei possibili collegamenti. L’inchiesta è stata riaperta nel 2019 dalla pm Alessia Miele della Procura di Roma in seguito ad alcune dichiarazioni di Marco Accetti. Un testimone balzato alle cronache per essersi definito, nel 2013, come l’organizzatore del rapimento di Manuela Orlandi. Il fotografo romano, nel 2015, dichiarò di aver avvicinato Alessia e di averla ospitata a casa sua prima che venisse portata via da ambienti dei servizi segreti nell’ambito delle tensioni esplose nel Sisde. Non fu però preso sul serio.
Alessia Rosati: le novità
Novità più sostanziose, nonché possibili nuove piste da perseguire, emergono invece grazie a Monica Manzini. Grafologa giudiziaria del tribunale di Roma nonché autrice del romanzo ‘Le ali della libertà’ dedicato proprio alla scomparsa di Alessia Rosati. Manzini, prendendo spunto dalla lettera inviata dall’allora studentessa universitaria alla sua migliore amica prima di scomparire, offre una nuova chiave di lettura rispetto a quello che potrebbe essere accaduto. Le incongruenze riportate sulla lettera sono state infatti per anni oggetto di numerose interpretazioni e discussioni.
Nella lettera, Alessia annunciava la sua intenzione di andare via con un uomo per lei molto importante. Confidava alla sua amica, in poche parole, quello che poi sarebbe successo di lì a poco: la sua sparizione. I genitori della ragazza l’hanno sempre considerato un messaggio scritto sotto minaccia poiché conteneva alcune contraddizioni, per lo più di tipo temporale.
Secondo l’autrice del romanzo, che qualche giorno fa lo ha presentato al pubblico di Roma, l’ipotesi della minaccia non si evince dal testo della lettera. Nessun tratto di paura, ansia, o timore emerge dalla calligrafia. La quale, invece, farebbe trasparire elementi di instabilità emotiva. Nonché un desiderio di evasioni evincibile, secondo la grafologa, dal margine sinistro dello scritto crescente.
Queste le sue parole: “Alessia Rosati nello scrivere quel testo non era terrorizzata, e questo porta a escludere che si trovasse sotto minaccia, ma al tempo stesso manifestava delle evidenti fragilità emotive e psicologiche, come se stesse per lanciarsi in una impresa al di sopra delle proprie possibilità. L’allontanamento volontario va scartato, nonostante la ragazza esprimesse un desiderio di autonomia. Allo stesso tempo bisogna anche escludere che le ultime parole scritte da Alessia contenessero un messaggio in codice ai genitori, perché sarebbe stato più logico inviare la lettera direttamente a loro. Quindi, si può anche ragionevolmente ipotizzare un nuovo scenario: la ragazza potrebbe aver voluto far credere alle persone da cui stava scappando che andava fuori dall’Italia, per mettersi al riparo da pericoli“.