Una donna di 25 anni è stata arrestata nel sud-est di Delhi, la capitale dell’India con l’accusa di aver rapito un bambino per sacrificarlo e riportare in vita il padre morto. Il bambino è stato tratto in salvo dalla sua rapitrice e portato in un posto sicuro, venendo identificato come Shweta, residente a Kotla Mubarakpur.

Una donna di 25 anni è stata arrestata per aver rapito un bambino

Non nuova alle forze dell’ordine, la donna, in precedenza, era stata coinvolta in due casi di rapina e furto con scasso, ha riferito la polizia dopo l’arresto. Giovedì, intorno alle 16, è stato dato l’allarme che un bambino di due mesi era stato rapito da una donna sconosciuta nella zona di Garhi, dove risiede la famiglia del neonato.

Stando a quanto riportato dalla polizia, la madre del bambino avrebbe incontrato la rapitrice all’ospedale Safdarjung, la quale si sarebbe presentata come membro di una ONG che lavora per l’assistenza Jachcha-Bachcha. La donna ha promesso di fornire medicine e consulenze gratuite alla madre e al bambino. Poco dopo, li ha seguiti con il pretesto di esaminare il bambino appena nato.

Successivamente, mercoledì, la donna si è recata a casa della famiglia a Mamraj Mohalla, Garhi, per controllare il bambino. Il giorno dopo, poi, è tornata, convincendo la madre del bambino darlo in affidamento a lei per le cure necessarie. La madre ha chiesto alla nipote di 21 anni di accompagnarla e, lungo la strada, la rapitrice ha offerto alla ragazza una bevanda fredda, facendole perdere i sensi. Dopo aver ripreso conoscenza, la ragazza ha informato la sua famiglia che il bambino era stato rapito.

Durante le indagini, la polizia ha controllato le riprese delle telecamere a circuito chiuso della zona e ha identificato il numero di targa del veicolo. Giovedì, intorno alle 16, è stata ricevuta una segnalazione che la rapitrice era stata avvistata a Arya Samaj Mandir. La polizia ha condotto l’irruzione nell’abitazione e ha arrestato l’imputata. La donna ha poi rivelato che suo padre era morto in ottobre e durante gli ultimi riti, era venuta a sapere che il sacrificio umano di un bambino dello stesso sesso “avrebbe potuto far rivivere suo padre e riportarlo in vita”, ha riferito la polizia. Per eseguire questa superstizione, ha iniziato a cercare un bambino nella zona, andando all’ospedale di Safdarjung, nel reparto maternità, e si è presentata come lavoratrice diuna ONG per i bambini e le madri appena nati.