Sono comparsi in tutta Milano degli striscioni che invitano gli studenti ad unirsi al “No Meloni Day”, il corteo organizzato dal Coordinamento dei Collettivi della città per venerdì 18 novembre, con partenza alle 9.30 da Largo Cairoli, per protestare contro il nuovo Governo, sul modello di quanto già fatto a Bologna qualche giorno fa, dove la manifestazione aveva attirato non poche polemiche, dopo la decisione di appendere a testa in giù un fantoccio della neopremier, gesto criticato da molti perché ritenuto violento e anti-democratico. “Resisteremo sempre contro figure autoritarie che agiscono per una chiara cementificazione di patriarcato, classismo e razzismo. I nostri corpi sono schierati qui oggi per lanciare un segnale ben preciso: non è questo il progresso che vogliamo, non è questa la rappresentanza femminile che vogliamo e, soprattutto, non è un’oppressione camuffata da libertà e tutela quello che vogliamo ottenere”, avevano rivendicato i partecipanti al corteo bolognese. Le motiviazioni e le richieste di quello milanese non sembrano distaccarsi molto.
“No Meloni Day”: a Milano in piazza contro il nuovo Governo
“Siamo la generazione giovane e ribelle – si legge nel comunicato del centro sociale Cantiere che annuncia la mobilitazione studentesca -. Il nostro futuro è minacciato dalla guerra nucleare e dal collasso climatico, e nel frattempo si continua ad investire nelle armi e nei combustibili fossili. Ci riprendiamo il futuro perché ci appartiene, pretendiamo il disarmo e la transizione ecologica”.
È solo una delle motivazioni che il prossimo venerdì 18 novembre porterà gli studenti a scendere in piazza per protestare contro il Governo, sul modello di quanto già successo a Bologna e in altre città d’Italia. “Siamo la generazione meticcia e siamo antirazzisti nel Dna. Guardiamo con orrore alla chiusura dei confini e alle stragi nel mar Mediterraneo. Costruiamo solidarietà e antirazzismo, e pretendiamo di fermare le guerre, non le persone. Siamo la generazione queer e transfemminista. Vogliamo la libertà di essere noi stessi, liberi da discriminazioni e violenza. Vogliamo il diritto all’aborto libero, sicuro e gratuito e non vogliamo che i nostri corpi siano controllati in nome di valori che non ci appartengono. Pretendiamo un’educazione di genere, al consenso e al piacere”.
E ancora: “Siamo la generazione che attraversa la scuola tutti i giorni. Dalle scuole alle università vogliamo una cultura ed una formazione diversa. Vogliamo fermare l’alternanza che ci uccide e cambiare radicalmente la didattica ed i programmi. Ci opponiamo ad un modello di scuola aziendale che ci insegna ad accettare passivamente lo sfruttamento, l’oppressione e il servilismo. Siamo la generazione antifascista. Queste elezioni hanno visto vincere una maggioranza che rappresenta tutto il marcio di questo sistema: gli investimenti nella guerra e nell’industria fossile, i porti chiusi, lo sfruttamento e l’attacco ai diritti di tutti”. “Mentre questo governo guarda con nostalgia al passato, il presente a noi sta stretto, e ci riprendiamo il futuro. La generazione giovane e ribelle – hanno concluso – scende in piazza”.
Già un paio di giorni fa, sempre a Milano, una cinquantina di ragazzi si era data appuntamento in zona Darsena; qui, seduti per terra a bloccare il traffico in un punto solitamente trafficato, avevano protestato contro il decreto anti-rave, ritenuto lesivo della libertà di espressione. “Si scrive anti-rave, si legge anti-dissenso”, dicevano gli striscioni, comparsi anche davanti ad alcune scuole superiori della città. “Dalle parole passeremo all’azione – avevano dichiarato i collettivi in quell’occasione -: balleremo lo stesso, occuperemo lo stesso”, anticipando la manifestazione che si terrà venerdì e che, simbolicamente, è stata chiamata “No Meloni Day”.