È quello dell’accesso alle cure per tutti i pazienti, il tema scelto dall’International Diabetes Federation per la Giornata mondiale del diabete 2022: un’occasione per stimolare i governi a investire maggiormente sulla cura, la prevenzione e la diagnosi di questa patologia, affinché le tecnologie e i farmaci siano accessibili a tutti indistintamente. In tutto il mondo sono circa 422 milioni le persone che convivono con il diabete; in Italia quasi quattro milioni di pazienti hanno il diabete di tipo 2 e 300mila quello di tipo 1, il cosiddetto diabete giovanile. Malattie croniche con le quali si può convivere, ma che impattano molto sulla qualità della vita delle persone che ne sono afflitte, soprattutto quando queste non hanno la possibilità di accedere alle terapie disponibili.

Giornata mondiale del diabete 2022: un’occasione per informare e informarsi

Il diabete è una malattia cronica in cui si assiste ad un aumento della glicemia, cioè la concentrazione di glucosio nel sangue. In condizioni normali, questa viene regolata da un ormone secreto dal pancreas e chiamato insulina, che serve ad utilizzare gli zuccheri e gli altri componenti del cibo e a trasformarli in energia ma che, nei pazienti affetti da diabete, non viene prodotta abbastanza o, pur essendo prodotta, non è utilizzata nel modo corretto dall’organismo. Esistono per questo due forme della malattia: il diabete di tipo 1 (noto anche come diabete giovanile o insulino-dipendente), una patologia autoimmune, legata cioè alla presenza di anticorpi che distruggono le cellule beta responsabili della produzione di insulina nel pancreas, e il diabete di tipo 2 (detto anche diabete adulto), che non è legato a una carenza assoluta di insulina, ma al cattivo funzionamento delle cellule del pancreas che la producono e ad una resistenza alla sua azione e che colpisce soprattutto persone dopo i 30-40 anni d’età con problemi di obesità e grasso addominale.

Livelli elevati di glucosio nel sangue, se non corretti da una terapia adeguata, possono favorire la comparsa di complicanze croniche ai reni, alla retina, ai nervi periferici e al sistema cardiovascolare. Per il diabete di tipo 1, di cui non si conoscono ancora bene le cause, ma molto legato ad una predisposizione genetica di fondo, l’unica cura possibile al momento è l’assunzione quotidiana di insulina per ristabilire i corretti livelli di glucosio nel sangue; per i pazienti con diabete di tipo 2, la situazione è diversa: esistono farmaci come la metformina, che facilitano l’assorbimento dell’insulina da parte delle cellule, gli agonisti recettoriali del GLP-1, che stimolano la produzione di insulina e inibiscono quella di glucagone, un ormone che aumenta il glucosio nel sangue, ma anche le glifozine, farmaci relativamente nuovi che agiscono riducendo l’assorbimento del glucosio nei reni. Tutte cure che, comunque, richiedono una modifica dello stile di vita del paziente.

Oltre all’attività fisica, che è la maggiore alleata dell’insulina, le persone afflitte da diabete devono seguire una dieta a basso indice glicemico, evitando i grassi saturi e alimenti come pane, riso e pasta, ma anche frutta. Importante è anche abolire il fumo di sigaretta e limitare al massimo lo stress. E per quanto riguarda la prevenzione? Nel diabete di tipo 1 consiste in una diagnosi precoce; nel caso del diabete di tipo 2, invece, si identifica con la promozione di stili di vita sani. Quando si è in una condizione di prediabete, cioè di iperglicemia a digiuno con livelli appena inferiori a quelli che determinano una diagnosi di diabete (compresi quindi tra 100 e 125 mg/dl), è infatti ancora possibile far regredire la malattia fino alla completa guarigione. In molti casi, un corretto stile di vita permette di ritrovare il giusto controllo glicemico ed evitare così sia i rischi di progressione verso il diabete vero e proprio, sia i pericoli legati direttamente al prediabete, come l’aumento del 20% dell’incidenza di disturbi cardiovascolari.