Continuano i bombardamenti sul fronte bellico con il portavoce di Zelensky che ha allontanato la tregue parlando di possibili negoziati solo dopo la liberazione del Donbass. È quanto emerge dalle sue dichiarazioni secondo le quali Putin sarebbe disposto a scendere a patti solo a queste condizioni:

Politicamente e psicologicamente, la Russia non è ancora matura per veri negoziati e ritiro delle truppe. Ma accadrà. Subito dopo la liberazione di Donetsk e Lugansk. Il sostegno alla guerra nella stessa Russia sta rapidamente cadendo verso il basso. Tutti dall’oligarca al calzolaio si stanno formando l’opinione che è ora di finirla.

Nel frattempo, a seguito dei bombardamenti notturni su Nikopol la situazione rivela due donne rimaste ferite, colpiti quaranta edifici residenziali, decine di edifici commerciali e infrastrutture energetiche. I soccorritori hanno spento due incendi, e le truppe di mosca hanno attaccato anche il villaggio di Marhanetska. 

Guerra, negoziati lontani tra Russia e Ucraina: allarme aereo in tutto il Paese

Secondo il capo dell’amministrazione filorussa di Kherson, l’esercito ucraino ha bombardato per tutta la notte scorsa la centrale elettrica di Kakhovskaya. Il capo dell’amministrazione ha commentato la situazione dichiarando: ‘

Razzi e artiglieria sono stati lanciati in tutta la città, non solo sulla centrale idroelettrica. C’è distruzione. Le forze di Kiev stanno cercando di disattivare la centrale idroelettrica.

Nel frattempo, in mattinata, un’area di città di Zaporizhzhia colpita ieri da un missile russo è stata evacuata ed è in corso l’operazione di smistamento. È stato poi annunciato l’allarme aereo in tutta l’Ucraina dopo le informazioni di stamattina sul decollo dal territorio bielorusso di un Mig-31k. I cittadini si sono immediatamente recati nei rifugi per rimanere al sicuro fino alla conclusione dell’allarme. 

Tutti stanno dichiarando che è ora di finirla. Ma il consigliere di Zelensky, Podolyak, continua ad affermare che la Russia sarà effettivamente pronta a negoziare la pace, ritirando le sue truppe, solo dopo la liberazione di Donetsk e Lugansk.