Tra i dossier su cui sta lavorando il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti campeggia in prima fila sulla scrivania quello relativo alle pensioni. Un delicato passaggio istituzionale che deve bilanciare vari aspetti, non ultimo quello delle finanze statali su cui il governo si gioca una fetta importante della propria credibilità.

Al contempo è necessario che il sistema non collassi su aziende e welfare, lasciando così scoperti buchi che non possono essere colmati dal ricambio per tutta una serie di motivi. Ecco dunque che al fine di evitare spiacevoli vuoti, l’Esecutivo lavora su entrambi i fronti per non farsi trovare impreparato. Come? Cercando di abbassare l’età pensionabile ma fornendo in parallelo un meccanismo di incentivi da assegnare in busta paga a chi decide di allungare la propria carriera lavorativa (per il momento circola la quota del 10%).

Pensioni, Giorgetti chiamato a destreggiarsi in un quadro molto difficile

Partendo dall’ultimo aggiornamento del Nadef, pubblicato in settimana, il costo delle pensioni in Italia crescerà di 58 miliardi (il 19,5% in tre anni): al ministro Giorgetti il compito di reperire tali risorse in un momento storico estremamente complicato.

Osservando i calcoli, sommando le previsioni triennali della crescita economica (contrassegnata dalla temuta recessione del 2023) e le entrate tributarie, il buco che si genera è di decine di miliardi. Il puzzle complessivo mostra dunque una crescente percentuale del Pil (stimata nell’1% in più annualmente) da destinare al sistema pensionistico nella migliore delle ipotesi attuali. Drammatica conseguenza di un Paese con un’età media che crescerà a dismisura e troverà molte difficoltà nel ricambio occupazionale in alcuni settori particolarmente specializzati. Ovviamente, più figure rimangono scoperte e più l’intero ciclo produttivo perde volume d’affari.

Giorgia Meloni ha dato sostanzialmente libertà di manovra al ministro ma con due ferrei paletti: nessun aumento di spese rispetto all’attuale Legge Fornero (che prevede la soglia di pensionamento a 67 anni) e grande attenzione a mantenere florido il sistema produttivo complessivo. Il bonus sarebbe sostanzialmente ricavato dai mancati contributi (parzialmente) e l’azienda a sua volta beneficerebbe di una riduzione del costo lordo del lavoro. Per ora rimane il cartello “lavori in corso”.