Dolore e sofferenza, ma anche speranza: ecco i sentimenti che pervadono la quotidianità di Giuseppina Orlando, la mamma di Davide Ferrerio. Il figlio, 21 anni e residente a Bologna, fu aggredito in una retata punitiva a Crotone lo scorso 11 agosto per aver lanciato un’occhiata a una ragazza mentre si trovava in vacanza. Da quel giorno si trova in coma prima all’ospedale di Catanzaro e successive a Bologna.
Lei stessa, tramite il suo avvocato, ha implorato gli organi di informazione affinché non vengano più trasmesse le immagini che documentano il pestaggio. Raggiunta telefonicamente dal quotidiano Repubblica, la donna ha dichiarato che “non ricerca vendetta ma equità, poiché nessuna vendetta vale la vita di mio figlio”. La grandezza del dolore è incommensurabile, parla di “famiglia distrutta” quando ogni giorno compie il tragitto verso l’Ospedale Maggiore dove è ricoverato il 21enne. Ecco le parole struggenti della donna:
La mia vita non ha più significato senza Davide, non mi potrò mai riprendere da questo dolore immenso e disumano che mi sta portando via. Vederlo in quelle condizioni in un letto e da mesi, non potergli parlare e trasferire il mio amore mi sta uccidendo. La nostra famiglia è distrutta, penso che si possa capire che cosa vuol dire vivere in quella casa senza Davide, con il suo sorriso e la sua spensieratezza dei vent’anni.
Caso Davide Ferrerio, spuntano le inquietanti chat tra i protagonisti
Sul caso di Davide Ferrerio proseguono le indagini da parte dei Carabinieri di Crotone. Ci sono diversi punti certi e altri ancora da chiarire: al momento rimangono in carcere l’autore materiale del gesto, il 22enne Nicolò Passalacqua, la ragazzina “oggetto” dello sguardo, una 17enne, e la madre di quest’ultima che avrebbe organizzato la spedizione punitiva: entrambe sono accusate di favoreggiamento e concorso in omicidio colposo.
Tuttavia, alla base della tragedia si è consumato uno scambio di persona. La vera vittima dell’agguato era un 31enne, che si accorse in tempo utile della trappola che gli era stata tesa e depistò gli aggressori fornendo l’indicazione sui vestiti che rimandava all’identikit di Davide (nello specifico, la camicia bianca). La madre chiede che anche quest’uomo venga perseguito per quanto accaduto a Davide:
Non voglio vendetta, non si tratta di questo perché nessuna vendetta vale la vita di mio figlio, ma voglio che paghino, è una questione di equità.
A rendere ancora più amara l’intera vicenda sono le chat recuperate dai telefonini di madre e figlia durante le perquisizioni successive al loro arresto. Le frasi quali “è caduto come un salame” o “che bel cazzotto gli ha assestato” fanno forse più male del pugno reale e fisico che ha compromesso la vita del giovane bolognese. Immagini e suoni che la madre del giovane Davide non vuole più rivivere nemmeno attraverso gli organi di informazioni come ci ha tenuto a precisare il suo legale:
La famiglia invita tutti gli organi di informazione ad evitare di diffondere ancora le immagini terribili del pestaggio, che rappresentano per i congiunti del ragazzo un martirio. Riproporre immagini di quel tipo significa incrementare il dolore e la tragedia.