Anche in Gran Bretagna si stanno moltiplicando i casi di esemplari aviari, specie piccioni, contagiati dal virus paramyxovirus.
Il virus è tra i più temuti tra i patogeni emergenti che colpiscono piccioni ed altre specie di uccelli, compreso il pollame. La sua diffusione nel nostro continente è da collegare all’arrivo probabilmente di qualche animale già infetto dal Medio Oriente, luogo di cui è originaria la malattia. Ma casi sono stati registrati anche negli Stati Uniti e in Australia.
Il quotidiano britannico “The Sun” ha riportato i dati della Society for Prevention of the Cruelty of Animals di Jersey che ha evidenziato un aumento notevole di casi. I piccioni recuperati nelle ultime settimane mostravano i segni tipici dell’attacco del virus: il loro sistema neurologico era seriamente compromesso, impedendo agli animali la postura corretta. Questi piccioni infatti non erano più in grado di stazionare sulle zampe e il loro collo assumeva una posizione contorta.
L’infezione virale è conosciuta anche con il nome “Malattia di Newcastle (ND)” o anche volgarmente detta “pseudopeste aviaria”. Oltre alla postura deformata, i uccelli infetti denotano anche notevole magrezza e le loro feci sono di colore verde.
Ai cittadini meno esperti delle condizioni mediche che un virus che attacca il sistema neurologico di un essere vivente, questi piccioni sembrano dei veri e propri “zombie”. Da qui, il nome che sta rimbalzando sui social correlato alla patologia.
La compromissione del sistema nervoso centrale determina negli animali infetti l’instabilità, la perdita di equilibrio e anche l’incapacità di volare. E inevitabilmente la malattia è letale per i soggetti che la contraggono.
Piccioni virus paramyxovirus: la malattia e i rischi per l’uomo
L’infezione è detta malattia di Newcastle dalla città inglese dove essa è stata identificata per la prima volta nel 1927, anche se il primo caso registrato tuttavia risale all’anno precedente nell’isola di Giava, in Indonesia. Nel secolo scorso questa patologia è stata la causa di ben quattro pandemie aviarie, colpendo soprattutto gli uccelli selvatici acquatici.
Il ceppo che colpisce i piccioni è conosciuto come pigeon paramyxovirus tipo 1 (PPMV-1) o paramyxovirus aviario di tipo 1 (APMV-1) ed considerato endemico negli esemplari columbiformi selvatici in molti Paesi. Il virus può trasferirsi da questa specie di volatili al pollame, mutandone i sintomi, con effetti gravi come lesioni emorragiche intestinali, e aumentando notevolmente il tasso di mortalità.
La malattia ha un alto indice di contagiosità tra i volatili e si diffonde principalmente attraverso il contatto diretto con secrezioni ed escrementi di capi infetti.
Il virus è trasmissibile anche all’uomo anche se è considerata una probabilità rara e soprattutto il decorso dell’infezione non darebbe gravi conseguenze. Un uomo infettato dal paramyxovirus aviario di tipo 1 infatti incorrerebbe in un leggera febbre, sintomi simil-influenzali e/o congiuntivite, il tutto risolvibile in circa una settimana.
Tuttavia, un articolo di ricerca pubblicato sulla rivista Veterinary Research ha segnalato due casi fatali di infezione nell’uomo, uno negli Stati Uniti e uno nei Paesi Bassi: in entrambi i casi, i soggetti erano già immunodepressi ed il virus aviario ha contribuito nello sviluppo di una grave polmonite.
La situazione in Italia
In Italia, le operazioni di monitoraggio e contrasto della diffusione della malattia di Newcastle sono regolamentate dal D.P.R. 657/1996 in seguito alle disposizioni europee contenute nella Direttiva 92/66/CEE. Sia a livello nazionale che internazionale, la misura di contenimento del numero di casi di infezione aviaria accertata è l’abbattimento dei volatili, la distruzione delle carcasse e di tutte le uova, la distruzione di materiali e rifiuti potenzialmente contaminati, l’individuazione e la distruzione delle carni macellate e delle uova da consumo deposte durante il periodo di incubazione della malattia. È altresì fatta disposizione di predisporre la vaccinazione a tutti gli uccelli domestici e per l’allevamento.
Il Ministero della Salute inoltre pone l’obbligo di denunciare agli enti preposti di casi di infezione, come disciplinato dal Regolamento di polizia veterinaria – DPR 320/1954 art.1.