Ci sono buone notizie per quanto riguarda l’ultima stima rispetto al Pil Italia 2022. Secondo quanto riporta nelle ultime ore Moody’s, il Bel Paese negli ultimi mesi ha registrato una “performance economica migliore del previsto, sempre vincolata comunque all’approvvigionamento energetico”. Notizie positive che arrivano dalla società statunitense che non sembrano però far presagire ad un cambio di rating.
Pil Italia 2022, il comunicato rilasciato da Moody’s
All’interno della ‘credit opinion’ rilasciata da Moody’s, la società ha quindi lanciato un monito per il prossimo anno, con il governo Meloni che dovrà fare i conti con una situazione economica globale davvero complicata da affrontare:
Sebbene il nuovo governo non abbia ancora pubblicato una bozza di bilancio, ha pubblicato una revisione della Nadef che fornisce alcune indicazioni sui suoi piani. Sebbene l’obiettivo di disavanzo per il 2023 sia sostanzialmente superiore a quanto previsto dal governo Draghi a settembre (4,5% del Pil ora contro il 3,4% di settembre), è anche chiaro che le misure più costosa proposta in campagna elettorale che comporterebbero disavanzi di bilancio strutturalmente più elevati non sono all’ordine del giorno per il 2023, il che è in linea con le nostre aspettative. Tuttavia, prevediamo che il nuovo governo mancherà i suoi obiettivi fiscali a causa di un contesto economico nel 2023 che rimarrà difficile per tutto l’anno, poiché prevediamo che l’inverno 2023-24 creerà notevoli venti contrari alla crescita economica.
Quindi, la chiosa finale in questa maniera:
Queste condizioni economiche più avverse, a loro volta, limiteranno la capacità del governo di ridurre la spesa pubblica. La moderata ripresa economica che prevediamo nel 2024 complicherà anche il processo di riduzione del deficit.
Pil Eurozona 2023, Moody’s: “Prevediamo un notevole rallentamento della crescita”
Lo scorso giovedì, la società statunitense aveva già abbassato le stime riguardo il Pil dell’Eurozona per il 2023:
Prevediamo un notevole rallentamento della crescita il prossimo anno e una contrazione dell’economia dell’1,4%. Il principale freno alla crescita proverrà da un sostanziale rallentamento dei consumi poiché l’inflazione pesa sul potere d’acquisto dei consumatori e indebolisce la fiducia economica.