Tra i pareri più autorevoli in materia economica c’è sicuramente quello di Carlo Bonomi: il presidente di Confindustria si è espresso a margine della settimana governativa, che ha fatto avanzare il Dl Aiuti Quater, che sarà ancora incentrato sul contrasto al caro bollette.
Intervenendo a margine del Forum Piccola Industria di Confindustria in corso a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, il leader degli industriali parla di “provvedimenti positivi” facendo poi l’elenco delle misure favorevoli. Qualche perplessità sulla gestione dei temi sul lavoro.
Dl Aiuti Quater, Bonomi più scettico su lavoro e cuneo fiscale
Carlo Bonomi sorride a metà interrogato a proposito dei primi interventi della Manovra del governo, che in settimana ha discusso il decreto Aiuti Quater. Dal suo punto di vista, le urgenze a cui l’Esecutivo deve far fronte sono già state precedentemente indicate e rispondono a “caro bollette, finanza pubblica, lavoro e taglio del cuneo fiscale“.
Su quest’ultimo punto il capo di Confindustria sostiene che il bisogno prioritario è quello di “lasciare più soldi nelle tasche degli italiani con redditi bassi che stanno soffrendo la crisi energetica e la crescente inflazione”. Incalzato sulla fattibilità del progetto, Bonomi ha detto che “è possibile riallocare il 5% dell’intera spesa pubblica” – da lui quantificata in circa 50/60 miliardi di euro – per avere le risorse disponibili a intervenire.
Cgia, pressione fiscale al 43,8%
Nel frattempo tra i dati economici giunti in giornata c’è anche quello della pressione fiscale nel 2022, diffuso dalla Cgia di Mestre. In Italia è prevista al 43,8%, un dato record che secondo l’associazione degli Artigiani è dovuta a molteplici fattori: inflazione (aumento delle imposte indirette), miglioramento economico e occupazionale (aumento delle imposte dirette) e cessazione delle proroghe tributarie dovute alla pandemia.
Oltre 37 miliardi in più nelle casse dello Stato, di cui quasi la metà (circa 18) attribuibili al versamento dell’Iva. Secondo gli ultimi dati riferiti al 2021, l’Italia è al quinto posto in Europa in materia di pressione fiscale dietro a Danimarca, Francia, Belgio e Austria.