Lo scorso febbraio la seduta del Consiglio comunale di Trieste, capoluogo del Friuli Venezia-Giulia, è stata interrotta da un attacco hacker che ha iniziato a diffondere in forma di spam messaggi di chiara matrice no-vax e no-green pass. L’azione, successivamente rivendicata dal movimento V_V, ha portato all’identificazione del responsabile: si tratta di un cittadino di 33 anni toscano, ma residente in Puglia, già conosciuto dalle forze dell’ordine per alcuni comportamenti anti-sistema durante la pandemia. Per lui è scattato il deferimento all’Autorità giudiziaria dopo la perquisizione domiciliare che ha consentito di trovare le prove dell’effettivo “furto informatico”.

L’attività è stata eseguita dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Polizia postale del Friuli Venezia Giulia e la Digos di Trieste, con la collaborazione del Cosc della Puglia e della Digos di Lecce, nell’ambito delle indagini coordinate dal pm di Trieste Pietro Montrone.

Attacco hacker a Trieste, blitz non del tutto anonimo

Tra le frasi simbolo dell’attacco hacker al Consiglio comunale di Trieste figurano “Il governo vi ordina di fare i nazirazzisti sanitari e voi ubbidite come fecero i tedeschi con Hitler“, oppure “La discriminazione è un crimine” o ancora “Chi appoggia il green pass è un nazista”

In pochi minuti le webcam di alcuni membri consiliari furono oscurate e nella chat iniziarono a comparire simili messaggi di carattere diffamatorio: un vero e proprio blitz durato pochissimi minuti ma che lasciò il segno nella seduta, prima sospesa e poi ripresa. Tuttavia, la procedura di anonimato dei server e degli indirizzi IP presentò qualche falla localizzando gli hacker in diverse città del mondo, soprattutto quelle americane. Un piccolo spiraglio che ha permesso agli investigatori della Polizia postale di Trieste di rintracciare la connessione e successivamente l’autore. All’interno del suo appartamento sono stati trovati indizi inconfutabili, come maschere antigas, magliette e adesivi con il logo dell’organizzazione V_V, ricevitori in radiofrequenza e anche bombolette spray di colore rosso.

Vano il tentativo dell’indagato di cancellare le residue tracce dai propri dispositivi digitali: la personalità coinvolta era particolarmente attiva all’interno del network, specialmente nel reclutamento di nuovi seguaci del movimento V_V. Come spesso accade in questi casi, inoltre, l’adescamento e le comunicazioni avvenivano in una chat su Telegram, crittografata per l’occasione, in cui si richiedeva una buona conoscenza informatica.

Il movimento V_V (sigla di “Voce di lotta non violenta per la libertà e i diritti umani”) fu oggetto di una maxi retata nel novembre 2021 tra Firenze, Brescia, Pisa, Como e Viterbo.