Carlo Calenda fa tappa a Siracusa. Il leader del Terzo Polo si trova in Sicilia per presentare il suo ultimo libro dal titolo la Libertà che non libera. Molti i temi toccati nell’ambito della presentazione tra cui, forse vista la location, quello relativo al ponte sullo stretto. Calenda si è detto aperturista ma con delle condizioni. Le sue parole:

Sono favorevole al ponte sullo Stretto di Messina ma prima del ponte si dovrebbero spendere quei 3, 4, 5 miliardi a secondo delle valutazioni su infrastrutture e non si riescono a spendere perché se no noi parliamo sempre di cose futuribili e non facciamo mai quelle che dovremmo fare subito. Parliamo del ponte, facciamo partire il ponte, ma nel frattempo cominciamo a mettere a terra i soldi che già ci sono sulle strade

Le parole di Calenda

Carlo Calenda poi ha spaziato molto, costruendo un intervento che ha toccato quasi tutti gli argomenti al centro dell’agenda mediatica. Un altro, anche questo contingente al territorio dove si trovava, è quello relativo alla situazione migratoria. La gestione del neo governo, che innescato delle frizioni con la Francia, trova il disappunto del leader di Azione. Il quale spiega:

Bisogna distinguere il modo in cui il ministro Piantedosi ha gestito la questione delle navi delle ong, che ricordo portano dal cinque al 10% del totale dei migranti. È davvero scellerato,  perché non si possono tenere le persone sulle navi farne scendere un pezzo poi farle scendere tutte e parlare di carico residuo: sono cose dell’altro mondo. Detto questo la questione francese è molto diversa. Le dichiarazioni della Francia – aggiunge Calenda – hanno a che fare con la politica interna, perché il governo italiano non ha fatto cose che giustificano questa reazione ed allora anche dall’opposizione bisogna dire stiamo con l’Italia. Che sulla questione immigrati ha le sue buone ragioni in quanto posto di prima accoglienza.

Espressosi anche sull’Ucraina, Calenda ha confermato la linea della sua federazione: proseguire con l’invio di riforimenti fino all’inizio di negoziati di pace con la Russia. Le sue parole:

La ritirata da Kherson significa che aver dato supporto militare alla Ucraina ha funzionato. Si combatte per la libertà e gli ucraini se lo ricordano molto bene. Quindi bisogna sostenerli affinché la Russia si sieda attorno ad un tavolo e pronta a concedere qualcosa, cosa che al momento non è.

Il parere su Lukoil

Poi Calenda si sposta più chiaramente sulle questioni siracusane commentando la situazione legata al petrolchimico Lukoil. La società proprietaria di due raffinerie a rischio crollo per via del blocco delle linee di credito  per l’acquisto di grezzo da altri paesi che non siano la Russia. Al momento, infatti, la società acquista petrolio dalla Russia ma dal 5 dicembre scatterà l’embargo alle importazioni di petrolio. Il commento di Calenda:

È una questione di sicurezza nazionale. Per le macchine a benzina serve la raffinazione. Noi un giorno, spero il prima possibile, andremo con le macchine ad idrogeno, biocarburante o elettrico, ma oggi non è così. E noi non possiamo rimanerne sguarniti. E abbiamo capito una cosa: abbiamo un grado di autosufficienza minimo su alcune cose.  La raffinazione è una di queste. Questo è uno degli impianti più grandi che c’è in Europa e deve rimanere in piedi perché è una questione di sicurezza nazionale