Sono passati 36 anni dal tragico disastro del Challenger, ma al largo della Florida qualche giorno fa sono stati ritrovati dei frammenti dello Space Shuttle. A fare la scoperta sarebbe stata una troupe telesiva guidata dal biologo marino Mike Barnette, che era impegnata in alcune riprese subacquee per un programma dal titolo The Bermuda Triangle: Into Cursed Waters – in uscita su History Channel il prossimo 22 novembre -, quando si è imbattuta in un relitto nell’area del famoso Triangolo delle Bermuda, scoprendo poi che si trattava di una parte del Challenger frutto del disastro del 1986. Lo ha confermato anche la Nasa, che in un comunicato stampa ha fatto sapere: “Questa scoperta ci offre l’opportunità di fermarci ancora una volta, di ricordare i sette pionieri che abbiamo perso e di riflettere su come questa tragedia ci ha cambiato“.
Il disastro del Challenger
È il 28 gennaio del 1986 quando da Cape Canaveral, in Florida, si solleva uno Space Shuttle, una delle navette spaziali utilizzate dalla Nasa per andare in orbita. Il suo nome è Challenger ed è il suo decimo volo: il primo era avvenuto nel 1983. L’obiettivo dell’equipaggio – composto da sette persone, sei astronauti e un’insegnante, Christa McAuliffe, arruolata nella missione come passeggera civile nell’ambito di un programma di divulgazione con le scuole – è quello di studiare, una volta in orbita, la cometa di Halley. Ma qualcosa va storto e un guasto a una guarnizione nel segmento inferiore del razzo a propellente solido destro provoca l’esplosione del veicolo a soli 73 secondi dal lancio, che era stato trasmesso in diretta tv. Non si sa se gli astronauti rimasero coscienti a lungo dopo la rottura, ma nessuno di loro è sopravvissuto all’incidente, mentre i frammenti del razzo sono caduti qua e là e ogni tanto vengono rinvenuti ed esposti in ricordo della tragedia, come la fusoliera con la bandiera americana che si trova al Kennedy Space Center. Un disastro che, oltre a provocare delle vittime, ebbe un grande impatto sull’agenzia spaziale statunitense, costretta a fermare il programma Shuttle per i 32 mesi successivi e a rivedere le sue procedure di sicurezza, con nuovi standard per ridurre incidenti simili.
Ora un altro grande frammento del Challenger è stato ritrovato al largo della Florida, nell’area del Triangolo delle Bermuda, dove la troupe televisiva guidata da Mike Barnette stava girando delle scene subacquee, alla ricerca di un relitto della Seconda Guerra Mondiale, un vecchio aereo disperso nella zona nel 1945. Il sospetto che potesse trattarsi di un resto dello Space Shuttle c’è stato subito, visto il luogo del ritrovamento e, in effetti, la Nasa non ha potuto che confermare: il frammento, lungo circa 8 metri, appartiene proprio alla navicella spaziale, in particolare al suo ventre, come dimostrano le piastrelle nere, che avevano la funzione di scudo termico durante il suo rientro nell’atmosfera. Per legge il relitto appartiene alla Nasa, che però ha già fatto sapere che valuterà, insieme ai familiari delle vittime, come recuperarlo per usarlo come memoriale della tragedia. “Il Challenger e il suo equipaggio vivono ancora nei cuori e nella memoria della Nasa e della Nazione – ha dichiarato il direttore del Kennedy Space Center, Janet Petro -“. E ha proseguito: “Oggi, mentre volgiamo nuovamente lo sguardo verso la Luna e Marte, vediamo che lo stesso amore per l’esplorazione che ha guidato l’equipaggio del Challenger continua ad ispirare gli astronauti dell’odierna Generazione Artemis, chiamandoli a costruire su quelle stesse fondamenta di conoscenza e scoperta, a beneficio di tutta l’umanità”.