Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si appresta a concludere il viaggio istituzionale in Olanda: ultima tappa della tournée la città di Maastricht, in occasione del 30esimo anniversario della firma al Trattato che gettò le basi per la nascita dell’Unione Europea.
Il capo dello Stato ha definito il Trattato di Maastricht “un coraggioso salto di qualità nella costruzione dell’Europa e di tutti i suoi elementi fondanti“, a cominciare dal concetto di “cittadinanza europea. Il leader del Quirinale si è poi detto onorato di essere presente nel luogo in cui nel 1992 nasceva l’allora Comunità Economica Europea (Cee) con 12 Stati fondatori le cui delegazioni avevano sede proprio a Maastricht.
Mattarella, ultimo giorno in Olanda prima del ritorno in Italia
Sergio Mattarella sceglie il collegamento tra Luigi Einaudi e Jonathan Huizinga per celebrare il trentennale del Trattato di Maastricht, in Olanda. Il secondo, storico olandese, teorizzò ciò che il pubblicista italiano e primo presidente della Repubblica riprese nel 1948, 13 anni dopo la pubblicazione del libro “All’ombra del domani”, rivisto con il titolo “Crisi della Civiltà”. In breve, nell’epoca dominata dal nazismo Huizinga profetizzò le basi del processo di integrazione europea, sottoloneando che la follia avrebbe lasciato il posto alla speranza che i popoli europei si sarebbero uniti.
“Il percorso di integrazione europea, ovviamente, ha incontrato molteplici difficoltà e contraddizioni e ha richiesto una passione ostinata e sforzi instancabili”. Così Mattarella entra nelle pieghe di un processo lento e laborioso, nel quale ci sono stati “scontri e divergenze a causa delle diverse esigenze delle delegazioni dei diversi governi coinvolti nei negoziati”, tuttavia plaude al modo in cui Paesi Bassi e Italia hanno lavorato fianco a fianco per cambiare il corso della storia. L’indipendenza democratica e il supporto di Stati Uniti e Winston Churchill hanno dunque consentito all’Europa di voltare pagina.
Poi spazio al confronto tra presente e passato, dove l’Europa ha sempre viaggiato in maniera altalenante tra il desiderio delle singole federazioni e l’interdipendenza reciproca, a seconda di coloro che salivano al potere nei singoli Stati. Mattarella ha ricordato l’istituzione delle prime Associazioni, tra cui il Trattato di Difesa reciproca di Dunkerque nel 1947 e la costituzione del Benelux nel 1948.
Rivolgendosi alla platea di giornalisti Mattarella ha chiesto implicitamente se l’Europa di oggi abbia lo stesso coraggio che ebbero i fondatori della Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio nel 1951. Se la mentalità dell’Unione sia ancora aperta e cosa gli europei stessi si aspettano che sia l’Europa del futuro. Perché senza i suoi valori fondanti l’Ue perde la sua ragione di esistere, come “una casa che non è ancora stata completata”. Ma l’Europa ha il potere e il forza per superare le sfide che la attendono.
Stessa questione che riguarda anche il delicato dossier migranti, su cui il presidente della Repubblica sostiene che servano “criteri di solidarietà tra i Paesi membri e una politica lungimirante” ed “evaderle vorrebbe dire rassegnarci all’irrilevanza”.
Un monito chiaro, in vista delle prossime sfide che dovranno per forza di cose essere condivise in maniera convinta dall’Unione Europea.