Quota 41 per tutti ultimissime. Sulle pensioni è partito il confronto tra governo e sindacati, sulla base di una quota 41 con età 62-63 anni.
Quota 41 per tutti ultimissime
“Le risorse per quota 41 potrebbero arrivare anche dalla revisione del reddito di cittadinanza” ha detto il Ministro Giorgetti. Ma queste risorse non basterebbero per una Quota 41 nella versione desiderata dalla Lega. Per questo si pensa ad una misura ponte per il 2023, per poi passare ad una vera riforma del sistema previdenziale nel 2024.
Sostanzialmente si rinnoverebbe Quota 102, ma non più con 64 anni di età e 38 di contributi in senso stretto. Bensì a partire da 61 anni con 41 di contributi rendendo più flessibile l’uscita dei lavoratori e l’accesso alla pensione anticipata.
“Realisticamente l’età – dice il ministro Calderone – può essere intorno ai 62-63 anni come ipotesi di lavoro però ci potrebbe essere un ragionamento sui 61 e quello solo per un anno in attesa di una riforma strutturale che vada anche a interessare la previdenza complementare“.
Sindacati
Una disponibilità “formale” al “confronto” ma senza, al momento, “risposte”. Così il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha riassunto l’esito dell’incontro. “Sul piano formale – ha spiegato fuori da Palazzo Chigi – il presidente del Consiglio ha dichiarato una grande disponibilità a un confronto sui vari temi da affrontare anche per le scelte strategiche che devono essere fatte. Ha dichiarato che considera il rapporto con le parti sociali molto importante. Sul piano formale questo è un elemento su cui abbiamo dichiarato la nostra piena disponibilità al confronto, alla discussione e ad avanzare proposte. Nel merito ad oggi noi risposte non ne abbiamo avute”.
Le soluzioni in campo
Nelle ultime settimane i tecnici hanno valutato diverse ipotesi: dal restyling di Quota 102 da realizzare con un primo assaggio di Quota 41 e da Quota 104, che avrebbe l’impatto più contenuto su conti pubblici, fino alla Quota 103 in formato flessibile e alla “doppia” Quota 102. La scelta definitiva dipende dall’incognita dei costi e dalle richieste delle parti sociali.
La Quota 102 “rivista”, con 41 anni di versamenti e 61 d’età, impatterebbe maggiormente sui conti pubblici già il primo anno e anche a regime, mentre la Quota 104 (41 anni di contributi e 63 anni d’età) sarebbe quella meno costosa ma anche la più lontana dalle richieste dei sindacati. Quota 103 potrebbe diventare così in un possibile punto di compromesso, magari in una versione in parte flessibile partendo una soglia anagrafica minima di 61 anni. Ma c’è chi ha evocato la Quota 102 flessibile e anche la “doppia” Quota 102 affiancando all’attuale versione, modellata sui 64 anni d’età e 38 di contribuzione, quella con lo schema “61+41”.