“Avvertiamo la responsabilità di essere paesi fondatori della Ue e ciò ci rende sempre più una casa comune, una comunità di valori e diritti umani, non solo di rapporti economici”. Sergio Mattarella parla a Mark Rutte, nella sede del governo olandese dell’Aja, guardando tuttavia a quanto sta accadendo tra il nostro paese e la Francia. Una braccio di ferro che sfiora la crisi diplomatica, che non può non preoccupare il presidente della Repubblica, in visita di Stato in Olanda. Gli sbarchi riaprono, dunque, il fronte di frizione tra Italia e diversi paesi europei, con la Francia che prima decide di accogliere la Ocean Viking e poi promette di non essere più disposta a prendere dall’Italia i circa 3.500 migranti che avrebbero dovuto essere ridistribuiti secondo il piano dei ricollocamenti.

E’ il silenzio di Mattarella a misurare uno stato di tensione che, tuttavia, non richiede ora un suo intervento o meglio esige una attenta osservazione dell’evolversi della situazione per capire quale sia il momento giusto per entrare in gioco. Semmai sarà necessario. Il cortocircuito tra i due paesi, oggi, non è paragonabile all’affaire gilet gialli, quando Parigi ritirò l’ambasciatore francese in Italia nel febbraio del 2019. Non stiamo quindi parlando di quel tipo di strappo, ma la situazione resta “complicata” e a dimostrarlo sono le bocche cucite degli stessi collaboratori del presidente.