Il mondo dell’atletica è ancora scosso dal caso degli abusi psicologici riguardanti la ginnastica ritmica e Vanessa Ferrari ha voluto dire la sua in merito, raccogliendo i propri pensieri sui social. La campionessa del mondo nel 2006, vincitrice tra le altre cose anche dell’argento a Tokyo 2020, non ha usato mezze misure per descrivere la situazione critica in cui riversa il mondo dell’atletica:
Penso sia arrivato il momento di esprimere il mio pensiero sui recenti avvenimenti. Ho rifiutato interviste per evitare strumentalizzazioni delle mie parole. Quando sono comparse le prime notizie sulle denunce, da parte dei ginnasti di Ritmica e Aerobica, non sono rimasta affatto sorpresa… Anzi, anni fa scrissi un libro nel quale parlai anche di alcuni di questi aspetti. All’alba dei 32 anni, di cui 25 passati nel mondo della ginnastica, voglio dire che ho vissuto tante esperienze positive ma anche tante negative. Durante la mia carriera fortunatamente però ho vissuto anche qualche cambiamento nel mio ambiente e mi spiace che ancora oggi ci siano luoghi dove si verificano questi orrori.
Abusi nell’atletica, la denuncia di Vanessa Ferrari
Nel suo lungo post, Vanessa Ferrari ha poi raccontato la propria esperienza nel dettaglio denunciando anche i momenti difficili che hanno segnato il proprio percorso all’interno dell’atletica:
Conosco perfettamente questi aspetti, l’ho detto più volte, come tanti altri ho vissuto sulla mia pelle i problemi alimentari e all’età di 19 anni mi mandarono in una clinica a Verona e grazie al supporto di esperti e dopo un paio di anni di percorso sono riuscita a guarire. Quindi invito chiunque ne soffra a farsi aiutare perché é davvero fondamentale. Ho avuto modo di confrontarmi anche con il pensiero di altri ginnasti ed ex ginnasti e spero che finalmente si possa intervenire definitivamente affinché la ginnastica, lo sport che amiamo, senza distinzione di sezioni o di livello sia pulito. Crediamo a quello che è stato denunciato e siamo vicini a tutti voi, lo sport é fatto di sacrifici e di rinunce ma prima di tutto, prima di qualsiasi risultato, vengono le persone e la loro salute. Quindi faccio appello all’umanità delle persone perché penso che debba esserci un confine netto tra severità in ottica di disciplina e cattiveria.