Chi è Ron DeSantis? Negli ambienti conservatori amano definirlo “un nuovo Donald, ma con il cervello”, l’uomo appena riconfermato come governatore della Florida con quasi il 60% dei voti. Quarantaquattro anni appena compiuti, DeSantis si è fatto strada, tra i repubblicani, grazie al sostegno dell’ex Presidente, che ora rischia di ritrovarselo come concorrente in lizza per la Casa Bianca alle prossime presidenziali, in programma per il 2024. “La sopravvivenza dell’esperimento americano richiede una rinascita dei veri principi americani – ha detto oggi DeSantis al Tampa Convention Center dopo la notizia della rielezione, mai messa in discussione nonostante il temibile avversario, il deputato Charlie Crist -. La Florida ha dimostrato che si può fare. Offriamo un raggio di speranza: ci aspettano giorni migliori”.

Chi è Ron DeSantis, l’italo-americano di nuovo alla guida della Florida

Ron DeSantis è nato a Jacksonville il 14 settembre 1978 da una famiglia di origini italiane (una sua trisavola emigrò negli Stati Uniti da Castelfranci, in provincia di Avellino, nel 1917). Laureato a Yale e poi ad Harvard, si è arruolato in marina, entrando nei JAG, il Judge Advocate General’s Corps e lavorando prima a Guantánamo e poi in Iraq, prima di essere congedato nel 2010. Dopo il congedo ha insegnato diritto militare all’università e ha iniziato a dedicarsi alla politica con il partito repubblicano: nel 2012 è stato eletto alla Camera e, dopo aver vinto le primarie, nel 2018 si è candidato a governatore della Florida, venendo eletto con il 49,6% dei voti grazie al sostegno dell’ex Presidente Donald Trump. Cristiano cattolico praticante, sposato con l’ex conduttrice televisiva Casey Black, con cui ha avuto tre figli, è ora uno dei repubblicani più in vista degli Stati Uniti e, per la seconda volta, alla guida della Florida.

La sua ascesa politica nazionale è cominciata con il Covid, quando ha scoperto che la scuola poteva diventare il campo di battaglia privilegiato delle nuove guerre culturali: dopo essersi battuto contro i distretti scolastici per eliminare le mascherine e riprendere le lezioni in presenza anche nei momenti più drammatici del contagio, ha approvato prima lo Stop Woke Act – una legge che limita l’insegnamento di temi legati alla razza, consentendo ai genitori di citare in giudizio scuole e insegnanti in caso di violanzioni – e poi la legge per i diritti parentali nell’istruzione, ribattezzata dai critici Don’t Say Gay, perché prevede il divieto di parlare di orientamento sessuale e identità di genere alle elementari, restringendone la discussione anche alle superiori. Insomma, è noto soprattutto per essersi fatto paladino delle rivendicazioni repubblicane: è pro-armi, pro-life (tanto da aver varato una legge che nega la possibilità di ricorrere a qualunque tipo di interruzione di gravidanza dopo le 15 settimane), a favore dell’uso della cannabis a scopo terapeutico ma non ricreativo e, pur non definendosi un negazionista del clima, non sostiene neanche l’urgenza di un cambio di direzione.

Si tratta di un candidato temibile per Trump alle prossime elezioni presidenziali, visto il suo crescente consenso in Florida (anche tra i latinoamericani), tanto che, benché l’ex Presidente non abbia ancora ufficializzato di essere in lizza per la Casa Bianca, ha comunque sentito il bisogno di scoraggiare l’uomo a candidarsi, minacciandolo di rivelare “informazioni scottanti” su di lui. “Penso che se si candidasse potrebbe farsi molto male – sono state le sue parole -. Non credo sarebbe un bene per il partito”. Che sia solo un tentativo di toglierselo tra i piedi? Se è vero che Trump domina i sondaggi sui possibili candidati repubblicani per il 2024, in effetti DeSantis è al momento il suo antagonista più forte e, qualora l’ex Presidente decidesse di non ricandidarsi (scelta in realtà poco probabile), non avrebbe addirittura rivali. Per ora il suo posto è in Florida, ma la sua riconferma dice già molto sul prossimo futuro.