Dante, il film che racconta la storia del celeberrimo autore della Divina Commedia, è disponibile nei cinema italiani dal 29 settembre. Il film, diretto da Pupi Avati, ripercorre le tappe principali della vita di Dante Aligheri attraverso i suoi sonetti più famosi.
Dante il film: trama
Ispirato al Trattatello in laude di Dante, di Giovanni Boccaccio, il film narra la vita del padre della lingua italiana per come fu ricostruita, appunto, dal Boccaccio.
Trent’anni dopo la morte del Sommo, Giovanni Boccaccio (interpretato da Sergio Castellitto) è incaricato di portare dieci fiorini d’oro a suor Beatrice, ultima figlia superstite di Dante Aligheri. Il denaro è un risarcimento per l’ingiusto esilio a cui egli fu condannato insieme ai suoi figli. Mosso da una profondissima ammirazione per il Poeta, durante il viaggio Boccaccio tenta di ricostruirne la storia, che viene mostrata allo spettatore attraverso una serie di flashback.
Seguiamo dunque le vicende di un giovane Dante (Alessandro Sperduti) fin dal suo primo incontro con Beatrice (Carlotta Gamba). Assistiamo alla prematura morte di lei, alla travagliata amicizia con Guido Cavalcanti (Romano Reggiani) e lo seguiamo infine nelle dolorose vicissitudini dell’esilio, durante il quale si dedicherà alla stesura della Commedia. Alle immagini si accompagnano alcuni dei versi più famosi dell’Aligheri, che lo spettatore esperto riconoscerà istantaneamente.
Un film per intenditori
Questo dettaglio, insieme al ritmo della pellicola, che alterna flashback ad eventi attuali in una successione volutamente caotica, rende chiaro fin da subito quale sia il target del film. La pellicola si rivolge a chi già conosce bene la vita e le opere di Dante Aligheri, ad appassionati letterati che si emozioneranno nel riconoscere sullo schermo quanto hanno studiato sui libri. La vita del poeta non è narrata in modo lineare, dalla nascita alla morte, come avverrebbe in un normale film biografico. Ne vengono ripercorse solo alcune tappe significative, lasciando allo spettatore il compito di colmare le lacune con la propria conoscenza.
D’altro canto, il film mette in scena vicende ed emozioni intuibili ma non approfondite sui testi scolastici, elemento che lo rende più appassionante e arricchente rispetto ad una classica biografia. Come Pupi Avati ha dichiarato, infatti, la sua intenzione era quella di “riscoprire l’uomo Dante, anche nei suoi lati oscuri”.
Un film storico a tinte horror
Seppur fedele agli avvenimenti storici, la regia di Pupi Avati permea il film di un’atmosfera gotica, a tratti persino horror, che rende il Medioevo di Dante oscuro ed inquietante. Alcune scene sfociano addirittura nello splatter, dettaglio che potrebbe turbare lo spettatore in cerca di una film didattico.
La morte è una presenza costante nel film, fin dalla morte della madre, a cui il piccolo Dante è costretto ad assistere, passando per quelle, assai premature, dell’amata Beatrice e dell’amico Guido Cavalcanti. Suggestioni tristi e macabre che certamente influenzarono la poetica di Dante, e che allo stesso modo tingono la pellicola di quell’inquietudine che Pupi Avati sa suggerire con maestria.
Chiara Genovese