A Pesaro, il preside dell‘Istituto Agrario “A. Cecchi” abolisce i voti tradizionali, al fine di combattere la dispersione scolastica e aumentare la consapevolezza degli studenti nelle attività pratiche piuttosto che nelle discipline teoriche.

L’idea è infatti di non attribuire più voti in pagella ma solo autovalutazioni per tenere monitorate le proprie conoscenze. Questa modalità sarà però attiva solo per il biennio di iscrizione all’indirizzo professionale.

È una assoluta novità nel panorama scolastico italiano. Le legge infatti per il momento esclude la classificazione di valutazione con i tradizionali voti dall’1 a 10 solo nell’ambito delle classi primarie.

La proposta sarà attiva già da quest’anno scolastico e le motivazioni sono state spiegate in persona dal preside dell’Istituto, il signor Riccardo Rossini, che ha sottolineato che questa proposta sia mirata all’arginare la dispersione scolastica e l’abbandono degli studi. Il progetto del Preside è stato caldamente sostenuto dall’intero corpo docenti del complesso scolastico.

“Ma la riforma dei professionali ci permette di attuare un percorso rivoluzionario il cui primo obiettivo è stroncare la dispersione scolastica, cioè l’abbandono precoce del percorso di studi. L’idea è di rimodulare le unità didattiche. Intensificheremo le ore di materie pratiche al biennio. La valutazione della scuola sarà alla fine dei primi due anni: se lo studente non raggiunge gli obiettivi formativi può sanare a settembre o ripetere. Oppure, avendo superato i 16 anni, non essendo più in obbligo formativo, va a lavorare avendo imparato, il più possibile, un mestiere”.

Nei primi due anni dunque lo studente eseguirà un percorso didattico e dovrà raggiungere determinati obiettivi, senza mai venir valutato dal professore attraverso verifiche e quindi voti netti. L’accento verrà posto sull’attività pratica e sull’imparare dunque il mestiere utile al di fuori del percorso scolastico. Alla fine del primo biennio, ogni studente verrà esaminato per verificare se ha appreso i contenuti minimi del piano didattico. Se non si ritiene sufficientemente pronto a proseguire gli studi teorici e pratici, potrà sostenere un esame di riparazione a Settembre o ripetere l’anno precedente.

Il percorso, rimodulato per dare maggior risalto alle discipline pratiche, tende dunque a formare il più possibile il giovane che compiuto 16 anni potrà anche decidere di abbandonare gli studi, non essendo più in obbligo formativo, e cercare al meglio un impiego nel settore in cui è stato preparato.

Il preside fornisce una metafora per spiegare il percorso di maturazione che uno studente dovrà compiere: “un vinificatore aspetta che la vite cresca il giusto prima di chiedergli grappoli”

Pesaro preside abolisce voti: più pratica e meno teoria

La dispersione scolastica conta dei numeri davvero elevati, soprattutto nel sud Italia il 20% degli studenti lascia precocemente gli studi. La percentuale si abbassa al 10% nel resto del nostro Paese.

Tuttavia, la decisione del preside è dettata anche da un fondamento pratico. Se un ragazzo sceglie di iscriversi ad un Istituto professionale, come quello Agrario “A. Cecchi”, è perché è intenzionato ad imparare una professione ed essere pronto all’inserimento nel mondo del lavoro.

Lo studente infatti si aspetta di imparare molto di più attraverso la pratica piuttosto che con la teoria. E molto spesso i ragazzi che hanno una propensione alle attività pratiche hanno grosse difficoltà o addirittura rigetti per le materie puramente teoriche, quali per esempio la matematica o la storia.

Se queste discipline non gli piacciono, inizia una sorta di malessere psicologico e frustrazione per non ottenere determinati risultati. I voti in pagella acuirebbero questa sensazione negativa e ciò infatti, secondo il preside, è alla base dei tanti abbandoni durante un percorso di istruzione superiore. Questo si ripercuote anche sulla sfera privata e il carattere dello studente, determinando anche irrequietezza e agitazione anche fuori dall’ambito scolastico.

Riccardo Rossini considera questo processo un terribile spreco. L’intelligenza non si misura soltanto con la risoluzione di un problema matematico o la ripetizione a memoria di una poesia. Alcuni ragazzi sono per natura più predisposti a mostrare le loro capacità attraverso le arti manuali. Per il dirigente scolastico dunque impedire loro questa espressione, attribuendo voti e giudizi, pare non educativo.

L’abilità si acquisisce con l’esperienza e lo studente sarà maggiormente stimolato e concentrato se ciò che fa è di suo interesse. Se agisce con mano, progressivamente sarà più curioso di imparare e acquisirà maggior consapevolezza dei suoi mezzi. L’obiettivo di piano di studi dunque mira a innescare la curiosità nel biennio, per poi approfondire materie teoriche come la chimica e la fisica nel corso del successivo triennio.

Infine, il preside sottolinea la bontà del piano didattico e la preparazione dei docenti, abili di coinvolgere gli studenti anche con metodi di insegnamento non tradizionale. Nell’Istituto “A. Cecchi” la dispersione è minima, ma il rendimento nel primo biennio è basso.