Quota 41 per tutti 2023. Il tempo stringe e il governo lavora per evitare il ritorno alla Legge Fornero in versione integrale dal 1° gennaio 2023.

Quota 41 per tutti 2023

Nelle ultime settimane i tecnici hanno valutato diverse ipotesi: dal restyling di Quota 102 da realizzare con un primo assaggio di Quota 41 e da Quota 104, che avrebbe l’impatto più contenuto su conti pubblici, fino alla Quota 103 in formato flessibile e alla “doppia” Quota 102. La scelta definitiva dipende dall’incognita dei costi e dalle richieste delle parti sociali.

Incontro governo-sindacati

Molto importante l’incontro di oggi tra governo e sindacati. Saranno presenti la premier, Giorgia Meloni, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, e la ministra del Lavoro, Marina Calderone. Al centro del confronto con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri il sostegno ai redditi di dipendenti e pensionati, maggiore flessibilità in uscita verso la pensione, lotta alla precarietà, riduzione del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori e una politica industriale che non si limiti ad affrontare l’emergenza.

La priorità per i sindacati è il potere d’acquisto di salari e pensioni falcidiati da un’inflazione che ad ottobre ha raggiunto la doppia cifra ma anche l’introduzione di correttivi alla legge Fornero sulla previdenza che evitino nel 2023, scaduta Quota 102, l’accesso alla pensione solo con 67 anni di età o con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi le donne). I margini di manovra saranno strettissimi anche a fronte delle ampie risorse che saranno drenate dalla perequazione delle pensioni rispetto all’inflazione. Si tratta infatti di circa 23 miliardi tenendo conto della perequazione attuale (100% dell’inflazione fino a quattro volte il minimo, 90% tra 4 e 5 volte, 75% oltre le 5 volte) a meno che il Governo non intenda mettere ancora mano a quella degli assegni più alti.

Tutte le ipotesi in ballo

La Quota 102 “rivista”, con 41 anni di versamenti e 61 d’età, impatterebbe maggiormente sui conti pubblici già il primo anno e anche a regime, mentre la Quota 104 (41 anni di contributi e 63 anni d’età) sarebbe quella meno costosa ma anche la più lontana dalle richieste dei sindacati. Quota 103 potrebbe diventare così in un possibile punto di compromesso, magari in una versione in parte flessibile partendo una soglia anagrafica minima di 61 anni. Ma c’è chi ha evocato la Quota 102 flessibile e anche la “doppia” Quota 102 affiancando all’attuale versione, modellata sui 64 anni d’età e 38 di contribuzione, quella con lo schema “61+41”.