È terminata la riunione a Palazzo Chigi, la prima dall’insediamento del governo Meloni, della cabina di regia sul Pnrr. Trattasi dello strumento che coinvolge i Ministri incaricati di attuare il Pnrr e la conferenza delle Regioni, attraverso dei delegati, nonché i rappresentanti delle provincie. Tutto il paese, quindi, dai territori locali ai vertici governativi, si riuniscono per trasformare l’occasione storica del Pnrr in un’opportunità di rilancio per il paese. La cabina di regia si è riunita dopo che è arrivato l’ok, dalla Commissione europea, all’erogazione della seconda tranche da 21 miliardi del Pnrr italiano. Momento che è stato commentato, in qualità di Commissario Europeo all’economia, da Paolo Gentiloni. Le sue parole su Twitter:
Oggi il secondo pagamento del Pnrr italiano: 21 miliardi. Riforme e investimenti per l’ambiente l’innovazione e il sociale. Con l’anticipo e il primo pagamento siamo a 67 miliardi, la metà del totale erogato da Next Generation. Per l’Italia la grande sfida continua
Ora però inizia la parte più difficile. La terza tranche per i pagamenti scade a dicembre e prevede 39 traguardi e 16 obiettivi per ottenere 19 miliardi di euro. La quarta a giugno 2023 e richiede il raggiungimento di 20 traguardi e 7 obiettivi e vale 16 miliardi di euro. All’atto pratico, e per quello che concerne la terza tranche, l’Italia è chiamata a realizzare 22 riforme e 32 investimenti entro la fine dell’anno. Le riforme riguardano la concorrenza e i servizi pubblici locali, la giustizia e la pubblica amministrazione, nonché l’istruzione e il mercato del lavoro. Gli investimenti chiave riguardano invece la digitalizzazione della pubblica amministrazione, i trasporti sostenibili, le reti intelligenti e l’efficienza del riscaldamento, nonché la ricerca e lo sviluppo. Insomma, il governo ha fretta. Ecco perché ha affrettato la convocazione della cabina di regia.
Cabina di regia, com’è andata
“Il precedente governo ha convocato la Cabina di Regia sul Pnrr solo due volte, noi intendiamo immaginare una convocazione cadenzata”. Questo quanto avrebbe riferito il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Poi, scrive l’AGI, ha aggiunto: “Dalla Nadef di settembre, avrebbe aggiunto, si evince che il livello della spesa al 31 dicembre 2022 è di 21 miliardi di euro, a fronte di 33 miliardi di euro previsti dal Def di aprile. L’obiettivo del governo – avrebbe detto ancora il presidente del Consiglio – è assicurare la massima integrazione tra le diverse fonti di finanziamento aggiuntive, nell’ottica di una maggiore efficienza ed efficacia delle politiche di investimento”.
Commento positivo dall’UPI (Unione Province d’Italia) come riportato dalle parole del Presidente Michele De Pasquale:
Apprezziamo le intenzioni dichiarate dal Presidente Meloni di rilanciare il ruolo della Cabina di Regia come sede di confronto strategico per accompagnare la fase di attuazione del Pnrr. Questo organismo deve diventare sempre più struttura di codecisione in cui affrontare volta per volta le problematicità che si verranno a creare. A partire dall’emergenza creata dall’aumento del costo dei materiali e dell’energia che rischia di farci realizzare opere essenziali per il Paese, come le scuole, dentro una bolla speculativa”.
A nome dei comuni ha parlato il presidente dell’ANCI Antonio Decaro. Le sue parole:
Fin qui è stato compiuto un grande sforzo progettuale, grazie alla collaborazione con i ministeri e con le Regioni, ora è il momento di passare alla fase esecutiva e ci sono alcune criticità da risolvere. La prima riguarda l’estensione ai prossimi anni dello strumento che è stato individuato per fronteggiare l’aumento dei costi delle materie prime: l’apposito Fondo va rifinanziato e vanno confermate le procedure semplificate di accesso che sono state previste per i Comuni. In secondo luogo, bisogna ulteriormente semplificare e sveltire le pratiche di autorizzazione e nulla-osta necessarie ad aprire i cantieri, soprattutto in ambito paesaggistico e ambientale. La terza questione urgente – ha concluso il presidente dell’Anci – riguarda le procedure di attuazione: bisogna rendere più semplice e scorrevole il canale tra Comuni e ministeri per quanto riguarda le convenzioni, la definizione delle scadenze da rispettare, le modalità di monitoraggio e di rendicontazione. La gestione dell’attuazione da parte dei diversi ministeri titolari delle risorse spesso non è omogenea e noi pensiamo che invece tutto debba seguire delle procedure standard semplificate, anche per garantire che le scadenze nazionali siano compatibili coi tempi di affidamento dei lavori
Dal governo
Dal governo ha rilasciato dichiarazioni il Ministro del Mare e del Sud Nello Musumeci. Il quale, facendosi portavoce delle istanze dei territori, ha spiegato:
Abbiamo registrato dai rappresentanti degli enti locali le difficoltà che emergono in questa prima fase di applicazione del Pnrr. Queste sono la carenza di misure amministrative, in alcune realtà non ci sono gli uffici tecnici e i consulenti non possono sostituirsi ai dirigenti”. È chiaro che così “la data del 2026 – anche perché siamo in un’economia di guerra con costi particolarmente alti e procedure autorizzative complicate – diventa una data che rischia di apparire troppo vicina. Ci si sta attrezzando con la cabina di regia, il presidente Meloni e i ministri per ovviare ai nodi che sono emersi da tempo. Il Pnrr è un’opportunità straordinaria e stiamo verificando se vi siano tutte le condizioni perché il 40% dei fondi vada al sud