Taylor Russell è la coprotagonista accanto a Timothée Chalamet, in Bones and All diretto da Luca Guadagnino, guadagnando il Premio Marcello Mastroianni durante la 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Ma cosa sappiamo di più sull’attrice canadese (classe 94)? E’ proprio lei a raccontarci come è arrivata alle porte di Hollywood e quali sono state le chiavi utili per raggiungere il successo, partendo dalla creatività.

L’attrice si apre al pubblico, rivelando buona parte di sé: in particolare le esperienze che l’hanno formata in infanzia.

Taylor Russell

Taylor Russel infanzia tra solitudine e razzismo

A rendere famosa Taylor Russel è la sua interpretazione nella serie Lost in Space e i due film Escape Room ed Escape Room 2. E’ stata premiata anche per il suo lavoro in Waves – Le onde della vita.

Scopriamo insieme ciò che non sapevamo su questa nuova promessa del mondo del cinema: dalle curiosità ad alcuni approfondimenti che l’hanno supportata e avvicinata al mondo della recitazione nello stesso film di Guadagnino, che le ha fatto vincere il premio tanto ambito.

Taylor Russell è nata a Vancouver il 18 luglio 1994 da padre afroamericano e madre bianca, cresciuta poi a Toronto, in Ontario. Si identifica come mulatta e spesso ha vissuto episodi di razzismo. La stessa attrice dichiara, riferendosi ai trattamenti ricevuti o le relazioni intraprese:

“Ragazze nere che non mi accettavano perché ho la pelle troppo chiara per adattarmi a loro e ragazze bianche che mi rifiutavano perché ero anche diversa e troppo scura per loro”.

Riflette invece sulla situazione odierna, sempre legata al razzismo. Le cose per l’attrice sono relativamente cambiate oggi, si sente meno isolata, rispetto a quanto potesse capitarle quando era giovanissima. Infatti aggiunge a distanza di tempo:

“Sì, è vero. Ma a pensarci ora è tutto diverso. Nell’infanzia e nell’adolescenza mi sono spostata così tanto, di città in città, e penso fosse normale sentirmi isolata. Forse tutti i bambini si sentono così, però per me era normale”.

Taylor Russell è molto legata, nella sua esperienza lavorativa e quotidiana, alla sua formazione creativa nell’infanzia. Si dipinge allo sguardo del pubblico come una bambina piena di curiosità e con bisogno di affetto. Come ambiente evocativo, quando pensa alla sua infanzia, compare subito il mare. Ce ne da prova qui:

“Curiosa. Curiosa fino alla noia. E volevo coccole. Tante coccole. Volevo toccare tutto, abbracciare tutti. Mi ricordo di mia madre che mi portava su una spiaggia rocciosa, Deep Cove. Avevo sei anni e passavo i pomeriggi a spostare sassi per cercare i granchi. Se chiudo gli occhi, sento ancora
l’odore del mare”.

Taylor Russell creatività per diventare attrice

Ad avvicinarla al mondo attoriale è stata la sua creatività, trasmessa dai suoi genitori. Per tutta l’infanzia li ha osservati con fare attento. Il padre era un abile tuttofare, in grado di aggiustare tutto a mano. A pensare alla tavola con un pizzico di fantasia, anche in mancanza di provviste, era sua mamma. Sempre lei inventava regali perfetti a costo zero, quando e se mancavano soldi in casa.

Taylor Russell

E oltre la famiglia, tanto deriva ovviamente da se stessa. L’attrice ha dichiarato:

“Per il resto, come le dicevo, ci sono  sempre stata io, con una pila, sotto le coperte fino alle  cinque del mattino, a parlare con me stessa e a inventarmi mondi che non esistevano. È tutto iniziato in quelle notti di mille parole.”

La svolta: “davvero mi danno così tanti soldi?”

Entrare nel mondo del cinema non è stato affatto semplice, ma è come se Taylor avesse sentito una chiamata, una sorta di vocazione. Recitare era la cosa giusta da fare e i fatti si sono presentati favorevoli dopo tanti sacrifici. L’attrice non nasconde quanto d’impatto positivo per lei sia stato poter finalmente far fronte alla propria vita con un benessere economico maggiore.

Taylor Russell

E spiega:

“Beh, sì. Però dalla mia c’era il fatto che non avevo aspettative. C’era come una sensazione, un sesto senso che quella era la cosa giusta da fare e che, prima o poi, qualcosa sarebbe accaduto. Mi ricordo a diciotto anni, mentre guidavo da Toronto a New York per otto ore soltanto per un casting. E poi indietro, verso il lavoro da cameriera che mi ero trovata. Ho fatto lavoretti di ogni genere fin dai tredici anni. Quando ho finalmente avuto la parte in Lost in Space e ho visto l’assegno mi sono detta: ma davvero mi danno così tanti soldi? Ma davvero non devo tornare a fare la cameriera? Quindi sì, è stato difficile. Però no, non posso lamentarmi. Perché mi sento fortunata”.