Mentre il pianeta si interroga sul suo futuro, con i Paesi riuniti a Sharm el-Sheik per la Cop27, nella prigione di Wadi al-Natrun l’attivista egiziano Alaa Abd-el Fattah lotta tra la vita e la morte: domenica scorsa, dopo 200 giorni di sciopero della fame, ha iniziato anche lo sciopero della sete. E, benché i riflettori siano accesi ora sul cambiamento climatico, l’Onu non tralascia i diritti umani, chiedendo al Cairo il suo rilascio immediato. A fargli eco, qualche ora fa, anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che si è rivolto direttamente ad al-Sisi.
Le Nazioni Unite hanno chiesto il rilascio immediato dell’attivista egiziano detenuto
Già qualche settimana fa era stata lanciata sul web una petizione per chiedere la scarcerazione dei prigionieri politici egiziani. In occasione della Cop27 che il Paese si preparava ad ospitare e che è in corso in questi giorni a Sharm el-Sheik, erano infatti in molti a chiedere che, oltre all’ambiente, venissero presi in considerazione anche i diritti umani. “La crisi climatica non riguarda il Pianeta. Il Pianeta sopravviverà a tutti noi – aveva dichiarato la sorella di Alaa Abd-el Fattah, uno degli attivisti imprigionati -. La crisi climatica riguarda la vita sul Pianeta. E la vita in Egitto, ora è molto pericolosa”. Parole, le sue, che hanno attirato l’attenzione di molti, proprio a causa dello scarso rispetto dei diritti umani del Paese ospitante la Conferenza, motivo per cui alcuni, tra cui Greta Thunberg (che ha definito l’evento un “caso di greenwashing”), ha deciso di non prendervi parte.
Ora che l’uomo, dopo più di 200 giorni di sciopero della fame, ha iniziato a rifiutarsi anche di bere, le Nazioni Unite hanno chiesto il suo “rilascio immediato”. “L’alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk ha espresso profondo rammarico per il fatto che le autorità egiziane non abbiano ancora rilasciato il blogger e attivista Alaa Abd-el Fattah – ha fatto sapere la portavoce Ravina Shamdasani durante il consueto briefing delle Nazioni Unite a Ginevra – siamo molto preoccupati per la sua salute”, anche perché negli ultimi giorni la sua famiglia non è riuscita a mettersi in contatto con lui. Una preoccupazione, quella per le condizioni di salute dell’uomo, che ha portato il cancelliere tedesco Olaf Scholz a rivolgersi direttamente al Presidente egiziano al-Sisi. “Dobbiamo prendere una decisione ora – gli avrebbe rivelato, secondo quanto riportato dall’Ansa -. Un rilascio deve essere possibile in modo che questo sciopero della fame non abbia un esito fatale”.
Chi è Alaa Abd-el Fattah?
Alaa Abd-el Fattah, 41 anni tra dieci giorni, è noto per aver fondato, insieme alla moglie, l’aggregatore di blog Manalaa. Da sempre in prima linea per i diritti umani, l’uomo non è al suo primo arresto in Egitto: fu fermato per la prima volta nel 2006 durante una protesta pacifica a favore di una magistratura egiziana indipendente, trascorrendo 45 giorni in prigione; poi, nel 2011, prese parte ad una manifestazione organizzata dalla comunità copta per protestare contro la demolizione di due chiese e di alcune decine di abitazioni nella provincia di Aswan e lì, quando gli eventi precipitarono, diventando tragicamente noti con il nome di “massacro di Maspero”, fu arrestato una seconda volta e sottoposto ad udienza dinanzi al tribunale militare, cosa che provocò l’indignazione internazionale, portando al suo rilascio. Ma il suo attivismo politico, che ne ha fatto il portavoce della rivoluzione egiziana contro Mubarak, l’ha portato in carcere una terza volta, nel 2021, quando è stato incriminato per “diffusione di notizie false” per aver denunciato le violenze subite nel carcere di massima sicurezza di Tora. Da aprile Alaa Abd-el Fattah è in sciopero della fame per accendere i riflettori sulla propria detenzione, definita ingiustificata dalle organizzazioni per i diritti umani e, dalla scorsa domenica, giorno di apertura della Cop27 in Egitto, ha iniziato a rifiutarsi di bere, mettendo in grave pericolo la sua vita.