Fuga di cervelli: dal 2006 al 2022 la mobilità dei cittadini italiani è cresciuta dell’87 per cento. Questo il bilancio del “Rapporto Italiani nel Mondo”, redatto dalla Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, giunta alla sua diciassettesima edizione.
Gli italiani partono soprattutto dal Nord, alla volta di altre città europee, ma proprio al Nord è innegabile un fenomeno migratorio da parte dei meridionali. Principale ragione, spiega l’indagine, la ricerca di nuove opportunità lavorative.
Una mobilità giovanile che cresce sempre più perché l’Italia ristagna nelle sue fragilità, e ha definitivamente messo da parte la possibilità per un individuo di migliorare il proprio status durante il corso della propria vita accedendo a un lavoro certo, qualificato e abilitante (ascensore sociale); continua a mantenere i giovani confinati per anni in ‘riserve di qualità e competenza’ a cui poter attingere, ma il momento non arriva mai. Il tempo scorre, le nuove generazioni diventano mature e vengono sostituite da nuove e poi nuovissime altre generazioni, in un circolo vizioso che dura da ormai troppo tempo.
Fuga di cervelli, i giovani tra i più colpiti dalla pandemia
Su una situazione già grave inevitabili sono state le ripercussioni della pandemia, che si è abbattuta in particolare sui giovani rendendoli “una delle categorie più colpite dalle ricadute sociali ed economiche”.
È da tempo che i giovani italiani non si sentono ben voluti dal proprio paese e dai propri territori di origine, sempre più spinti a cercar fortuna altrove. La via per l’estero si presenta loro quale unica scelta da adottare per la risoluzione di tutti i problemi esistenziali (autonomia, serenità, lavoro, genitorialità, ecc.). E così ci si trova di fronte a una Italia demograficamente in caduta libera.
Proprio i giovani sono tra le categorie più soggette al fenomeno della “fuga dei cervelli”, per motivi di studio e di lavoro: spesso non fanno ritorno. Ma a partire sono anche pensionati e intere famiglie, più per necessità che per libera scelta. Una Italia interculturale, in cui l’8,8 per cento dei cittadini regolarmente residenti sono stranieri (quasi 5,2 milioni di persone), mentre il 9,8 per cento dei cittadini italiani risiedono all’estero (oltre 5,8 milioni).
Fuga di cervelli, Mattarella: “Aprire una adeguata riflessione”
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha commentato il Rapporto in un messaggio inviato al presidente della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego.
Il fenomeno di questa nuova fase dell’emigrazione italiana non può essere compreso interamente all’interno della dinamica virtuosa dei processi di interconnessione mondiale, che richiedono una sempre maggiore circolazione di persone, idee e competenze. Anzitutto perché il saldo tra chi entra e chi esce rimane negativo, con conseguenze evidenti sul calo demografico e con ricadute sulla nostra vita sociale. Ma anche perché in molti casi chi lascia il nostro Paese lo fa per necessità e non per libera scelta, non trovando in Italia una occupazione adeguata al proprio percorso di formazione e di studio.
Il capo dello Stato commenta con amarezza un fenomeno sul quale non devono mancare degli spunti di riflessione, invitando il Paese a fare la propria parte.
Il nostro Paese, che ha una lunga storia di emigrazione, deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia.
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