Il suo nome è emerso nelle ultime ore a seguito dell’incontro tra il premier Giorgia Meloni e il presidente egiziano al-Sisi, ecco dunque che Patrick Zaki ha commentato le immagini del bilaterale in un’intervista al Corriere della Sera. Lo studente e attivista egiziano, bloccato nel suo Paese con l’accusa di aver diffuso false notizie sull’Egitto, è in attesa di capire se potrà tornare a Bologna per laurearsi.
Come confessato nell’intervista, lui stessi sta continuando a studiare (italiano compreso) nella speranza che il divieto di espatrio possa cadere e gli sia consentito di fare ritorno in Italia per completare il percorso di studi. Su Zaki pende ancora il rischio concreto di finire in carcere per cinque anni.
Caso Patrick Zaki, tra udienze il desiderio di tornare a Bologna
Patrick Zaki, dunque, non perde ottimismo quando si parla del suo futuro. Lui stesso parla di “risoluzione positiva” dell’accordo tra Italia ed Egitto nel bilaterale avvenuto ieri a Sharm el-Sheikh durante i lavori del Cop27. Una speranza che il 30enne condivide anche con i colleghi dell’Ong di cui è membro (la Eipr), a loro volta processati con lo stesso capo di imputazione.
La questione della libertà di stampa è tema assai delicato, non a caso Zaki parla di “eventuale grande passo in avanti” se ci dovessero essere sviluppi confortanti a seguito dell’incontro. Interpreta poi come “ottimo segnale” il fatto che “diversi governi a Roma mi abbiano sostenuto, sento il calore e la vicinanza degli italiani”.
Sul futuro il giovane egiziano si dimostra particolarmente scaramantico, senza fare previsioni. La prossima udienza è fissata per il 29 novembre a Mansoura, la sua città natale, ma al contempo il suo master all’Università di Bologna sta per concludersi con la tesi (il cui argomento non è stato svelato). Infine, Zaki ha sottolineato come sia positivo che la conferenza sul clima si svolga in Egitto, in quanto “ha acceso la luce sulla nostra situazione di attivisti”.