Millie Bobby Brown ha paura dell’esperienza di recitazione avuta nell’ultima serie tv Netflix che la vede come protagonista: Enola Holmes 2. Qui interpreta l’ambizioasa sorella del famosissimo maestro dell’investigazione: Sherlock.
Millie Bobby Brown ha paura? Qualcosa l’ha messa in condizione di pensare che non potrà godersi il lavoro di recitazione al completo neanche per quando arriverà il turno della quinta stagione di Stranger Things.
Perché? Cosa è successo e quali sono gli elementi sul set che hanno messo in difficoltà la giovane attrice, spesso dipinta come piccola-grande promessa di Hollywood? Scopriamo insieme i dettagli sulla questione.
Millie Bobby Brown paura del cambio repentino
Millie Bobby Brown ha recentemente dichiarato di essersi messa in sfida con Enola Holmes, ma i metodi di recitazione hanno generato il lei paura.
Rompendo gli schemi di uno dei capisaldi recitativi per lei più efficaci nella sua recitazione, basato sul non guardare mai in macchina da presa, e dunque non rivolgersi agli spettatori e mantenere ben salda la quarta parete, l’attrice sa di sentirsi spaesata.
Nei suoi momenti sul set più riusciti infatti, Millie non si è trovata a dover dialogare con gli utenti.
Piuttosto, il pubblico (attraverso la sua mimica, gli sguardi o i dialoghi con gli altri membri del cast) spesso è riuscito a cogliere i caratteri fondamentali del personaggio e anche quelli più profondi, trasmessi dalla stessa attrice.
Ciò che al contrario succede in Enola Holmes 2 non è lontano dallo spiritoso clima che si respira in film come Alfie, interpretato da Jude Law nel 2004 o come insegna Woody Allen.
Questo metodo di recitazione ha spinto Millie Bobby Brown a provare un inaspettato senso di ansia.
I rapporti sul set
L’attrice ha confidato di soffrire di incubi che potrebbero compromettere le sorti del suo lavoro sul set di Stranger Things 5. Ciò che riconosce al momento come unico punto positivo è di avere amici di vecchia data all’interno del team del cast della serie tv dei Duffer Brothers come Noah Schnapp e Charlie Heaton, conosciuti alla giovanissima età di 10 anni.
Lo confermano proprio le parole dell’attrice:
“È diverso perché sono cresciuta con Noah Schnapp e Charlie Heaton. Li ho conosciuti quando avevo 10 anni. Quindi, per me, è come se fossero compagni di scuola”.
Sul co-protagonista di Enola Holmes 2, Henry Cavill (che interpreta il fratello Sherlock Holmes), si può parlare di un buon rapporto e di reciproca stima, ma non c’è naturalmente la stessa libertà o confidenza maturata nel corso dei lunghi anni condivisi con alcuni membri del cast della serie di Stranger Things.
“Con Henry Cavill mi sento di essere in una vera relazione adulta. Un’amicizia davvero buona, davvero sana. Una che ha dei termini e delle condizioni”.
Lo sottolinea, Millie, spiegando poi meglio:
“Ormai conosco Henry da tempo. Ha stabilito dei termini e delle condizioni con me. Henry è molto severo con me, cosa che apprezzo. Non mi è permesso fare domande sulla sua vita privata. È come se dicesse: ‘Millie, stai zitta. No’. E io gli rispondo: “Capito”. Mentre con i ragazzi di Stranger Things è diverso. Non ci sono limiti perché è come se fossimo tutti fratelli”.
Millie Bobby Brown paura e incubi per il futuro
Millie è così tormentata al pensiero di poter crollare in futuro, che non riesce a dormire, convinta che potrebbe rovinarsi la futura esperienza sul set della serie che la aspetta.
Un momento di profonda incertezza, quindi, ben sintetizzato dal so discorso. Il racconto dell’incubo, come attestato su People, approfondisce le sensazioni provare sul set di Enola Holmes 2:
“Mi sembrava di fare vlogging su YouTube tutto il giorno”,
ha raccontato riferendosi al modo di recitare in cui dialoga con lo spettatore che osserva. Ha inoltre aggiunto:
“Durante le riprese, ho sognato di essere sul set di Stranger Things e non riuscivo a smettere di guardare nella macchina da presa. E ora ho questa paura, ormai radicata nel profondo, che non smetterò mai di guardare la telecamera. Ora ne sono ossessionata. Ho paura di diventare improvvisamente pessima nel mio lavoro”.