Un Rdc meno duraturo e più stringente, che venga negato a chiunque rifiuti anche una sola offerta di lavoro. Queste le possibili riforme che andranno presto a rivoluzionare il Reddito di cittadinanza come lo conosciamo oggi, secondo quanto riferito dal sottosegretario al Lavoro leghista Claudio Durigon ai microfoni del Corriere della Sera.
Punto di partenza, secondo l’esponente della Lega, è che “il sussidio non può essere a vita”.
Anche allora avevamo un’impostazione diversa dai 5 Stelle. Noi vogliamo solo dare una risposta diversa a chi può lavorare: dignità attraverso il lavoro. Va fissato un termine oltre il quale non si può andare, un po’ come con la Naspi. Dopo i primi 18 mesi di Reddito si potrà andare avanti al massimo per altri due anni e mezzo, ma con un décalage.
Rdc, come funzionerà il Reddito dopo la riforma
Dopo il primo anno e mezzo, insomma, chi non avrà ancora trovato un lavoro sarà momentaneamente sospeso dal sussidio, venendo inserito per sei mesi in un percorso di politiche attive del lavoro. Se dopo questi sei mesi la situazione non sarà cambiata, si potrà ottenere di nuovo il Rdc, con un importo e una durata ridotti. Qualora anche dopo questo periodo il beneficiario non fosse riuscito a trovare un’occupazione, il benefit sarebbe sospeso per altri sei mesi, passati i quali si potrà richiedere per l’ultima volta il Rdc, ma con un importo dimezzato rispetto a quello iniziale.
Rdc, con la riforma colpito “un percettore su tre”
Tra le principali novità della riforma subentra la perdita del diritto al Rdc nel momento in cui si rifiuta anche una sola offerta di lavoro, anziché due come previsto dalle attuali norme. Da questa stretta verrebbe colpito “un percettore su tre del Rdc”, secondo le stime di Durigon. Ma anche per quanto riguarda i controlli, a detta del sottosegretario, ci saranno delle riforme molto importanti.
Pensiamo che il sistema non debba più essere gestito centralmente dall’Inps ma sul territorio dai Comuni, che conoscono meglio le reali situazioni di povertà.
I numeri del sussidio
La modifica del meccanismo cavallo di battaglia del governo Conte è sempre stato uno dei punti cardine del programma del nuovo esecutivo. Le risorse reperite da questi tagli, infatti, saranno fondamentali per altre priorità del governo Meloni: a cominciare dall’emergenza bollette, con il nuovo deficit di bilancio destinato completamente a compensare l’effetto del caro energia su famiglie e imprese.
Oltre sei miliardi di euro nei primi nove mesi di quest’anno sono stati impiegati per il Reddito e la Pensione di cittadinanza, secondo i dati diffusi dall’Inps. Dall’introduzione del reddito, nell’aprile 2019, sono stati erogati in totale circa 26 miliardi di euro. L’importo medio percepito ammonta a 550 euro al mese.
Reddito di Cittadinanza, Durigon: “Introdurre Quota 41”
Per cosa verranno utilizzare i soldi risparmiati con la modifica al Reddito di cittadinanza? Il sottosegretario al Lavoro ha le idee chiare.
Magari per rafforzare gli interventi verso i veri poveri, e poi per introdurre Quota 41, cioè la possibilità di andare in pensione dopo 41 anni di lavoro.
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