Riforma Naspi 2023. Secondo le prime indiscrezioni, dal 2023 la Naspi potrebbe cambiare volto. Gli attuali 24 mesi di disoccupazione potrebbero essere ridotti.
Riforma Naspi 2023
Oggi l’indennità di disoccupazione è riconosciuta per la metà dei periodi lavorati negli ultimi quattro anni, ossia per un massimo di 24 mesi. La Lega chiede di scendere al di sotto del 50% del periodo lavorato negli ultimi 48 mesi. La Naspi, quindi, non spetterebbe più per la metà dei mesi lavorati nel quadriennio precedente, bensì per il 40% o persino il 30%. Ad esempio, chi ha lavorato un anno prenderebbe la Naspi per 3 o 4 mesi, a differenza del semestre riconosciuto oggi. Semmai dovesse esserci una riforma dell’indennità di disoccupazione questa riguarderà anche la Dis-Coll, ossia quella misura che spetta ai collaboratori, ai dottorandi e agli assegnisti di ricerca.
Costi
Nel 2021 l’indennità di disoccupazione Naspi pesava 13 milioni di euro sulle casse dello stato, 5,6 milioni dei quali erano versati dalle aziende. Già nell’ultima Legge di Bilancio era stato approvato un taglio della Naspi al 3% dopo il sesto mese, la le nuove regole potrebbero decurtare ancora di più l’indennità di disoccupazione. Questa soluzione, inoltre, permetterebbe di risparmiare soldi a livello statale da utilizzare – per esempio – per finanziare la riforma delle pensioni, con le nuove ipotesi su Opzione Uomo e Quota 103.
Il caso dei lavoratori stagionali
Dal 2016, il governo Renzi ha tagliato la Naspi ai lavoratori stagionali, che se lavorano per 6 mesi possono godere del sussidio di disoccupazione solo per 3 mesi. Giovanni Cafagna, presidente dell’Associazione nazionale lavoratori stagionali, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi e Emanuela Valente su Radio Cusano Campus, ricordando che in quel caso Fratelli d’Italia era scesa in campo a tutela dei lavoratori del turismo. “Meloni, La Russa e Rampelli parteciparono alla nostra manifestazione e firmarono un’interrogazione parlamentare proprio per sostenere la nostra battaglia contro quella norma introdotta dal governo Renzi -ha affermato Cafagna, che ha poi aggiunto:
“Gli stagionali mancano dal 2017 in poi a causa del dimezzamento del sussidio di disoccupazione. Da quel momento in poi chi riesce a trovare un lavoro più stabile abbandona la professione di stagionale e non c’è ricambio. Ogni anno sempre più lavoratori del settore del turismo si stanno trovando un altro lavoro e stanno abbandonando la stagione. E questi non vengono sostituiti nè dai giovani nè dagli stranieri. I giovani che entrano nel mondo del lavoro sono sempre meno e non riescono a rimpiazzare quelli che abbandonano la stagione. Anche gli stranieri non trovano più conveniente venire a lavorare in Italia, proprio perché se lavora 6 mesi poi ha solo 3 mesi di sussidio. Ora si parla di un’altra possibile riduzione della Naspi e ciò aggraverebbe ancora più la situazione”.