Pierangelo Bertoli nasceva 80 anni fa, il 5 novembre del 1942.
Indimenticabili, i suoi versi rivivono in un album di duetti con il figlio Alberto, dal titolo “Due voci intorno al fuoco”.
Il cantautore, scomparve 20 anni fa, il 7 ottobre 2002, dopo una lunga carriera musicale che lo aveva reso un vero e proprio “cantastorie”.
Nato e cresciuto in una modesta famiglia di Sassuolo, Pierangelo Bertoli fu costretto a vivere tutta la vita sulla sedia a rotelle a causa della poliomelite, contratta quando aveva soli 10 mesi.
La malattia non gli impedì di seguire la sua passione per la musica, diventando uno dei principali protagonisti della musica italiana d’autore.
Sin dagli esordi nel contesto musicale italiano, la sua musica si è contraddistinta per i testi dal forte impegno sociale e dai riferimenti politici di sinistra.
Fin dalla giovane età, infatti, il cantautore cominciò a interessarsi ad alcune tematiche politiche e sociali, portandoli nelle sue composizioni.
A soli 20 anni imparò a suonare la chitarra e pubblicò due album “Rosso colore dell’amore” e “Roca blues” che gli consentirono di ottenere la notorietà a livello locale, e da quel momento, cominciò ad esibirsi nelle feste di paese e di partito.
Il successo vero e proprio arrivò anni dopo, con la partecipazione al Festival della Musica Italiana.
Nel 1991 e nel 1992, Pierangelo Bertoli partecipò a Sanremo con i brani “Spunta la luce dal monte” e “Italia d’oro”, ottenendo una straordinaria popolarità, arrivando a conquistare un pubblico sempre più vasto.
Durante gli anni della sua carriera, i temi privilegiati dall’artista sono numerosi. Pierangelo Bertoli, nei suoi dischi ha cantato di di ecologia, aborto, diritti civili e malcostume politico, oltre a essere stato tra i pionieri di un folk-revival che trovò pieno compimento solo molti anni dopo.
Poco prima della sua morte, avvenuta nel 2002, il cantautore pubblicò nello stesso anno il suo ultimo lavoro, “301 guerre fa”.
Tra i suoi numerosi meriti vi è anche quello di aver scoperto uno dei protagonisti attuali della musica italiana, Luciano Ligabue.
Pierangelo Bertoli avrebbe compiuto 80 anni, il ricordo del figlio Alberto
Proprio oggi, Pierangelo Bertoli avrebbe spento 80 candeline.
Il figlio Alberto, ricorda i traguardi più importanti della carriera del padre, tra i quali, la scoperta di un talento, Luciano Ligabue.
Ecco cosa ha dichiarato Alberto Bertoli in proposito:
“Arrivò a casa nostra una cassettina con le canzoni incise da Luciano. Mio padre disse subito che aveva talento, scrisse insieme a lui alcune canzoni poi lo presentò alla Caselli che però dopo un provino lo rifiutò. Eppure mio padre credette in lui e incise “Figlio di un cane” e “Sogni di rock and roll” includendole in due dei suoi album successivi, “Tra me e me” (1988) e “Sedia elettrica” (1989). Fino a quando decide di produrre l’album a Ligabue chiedendo aiuto all’amico discografico Angelo Carrara. Una volta in sala d’incisione Carrara chiamò mio padre e gli disse che avrebbe pagato lui l’intero disco. Il resto è storia. Ligabue è nato così”.
Da vero artista che ha fatto la storia della musica italiana, Pierangelo Bertoli ha sempre dimostrato di non essere disposto a scendere ad alcun compromesso ed è sempre rimasto se stesso, portando i suoi pensieri e le sue battaglie nei suoi testi.
Il figlio Alberto Bertoli, ha raccontato:
“La gente mi chiede spesso cosa mi manca di mio Padre, oppure cosa mi ha lasciato e io provo a rispondere perché mi sembra giusto soddisfare una curiosità che potrebbe essere di tutti. Ma non riesco. Tutto sembra parziale, tutto sembra superficiale per rappresentare quello che ho dentro al mio cuore e nella mia voce. Il modo migliore che ho per spiegarmi è cantare con lui, cantare quelle canzoni che mi hanno formato, che amo, che porto con così tanto orgoglio per le piazze delle nostre città. La voce è uno strumento che non si accorda ma si può solo dirigere. È qualcosa che viene da dentro ed è per questo che per ognuno di noi è unico e irripetibile”.