È stato arrestato in Albania un latitante che in Italia era stato condannato a 24 anni e 4 mesi di reclusione in carcere per omicidio.
Il 49enne, albanese, era ricercato sia dalla polizia italiana che da quella tedesca per aver commesso vari omicidi in entrambi i Paesi. La latitanza di Ilir Paja, questo il suo nome, è però terminata con l’arresto di questa mattina a Tirana, capitale dell’Albania con l’operazione “Dangerous”.
Il fuggiasco era ricercato in campo internazionale per omicidio, ed è stato fermato grazie alla cooperazione internazionale della polizia svolta dallo Scip, della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, sulla base di un provvedimento in carico del Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Milano.
Albania arrestato latitante: perché si faceva chiamare “Ufo”
Il 49enne era ormai scomparso da molti anni e di lui non si avevano più tracce. Nel nostro Paese sono rimaste famose le particolari e rocambolesche fughe dalle varie carceri in cui Paja era stato detenuto, tanto da essersi meritato nel corso degli anni il soprannome di “Ufo”, proprio per sottolineare la sua capacità di sparire all’improvviso.
Fuggì una prima volta, quando era un detenuto in attesa di estradizione in Germania, dove era accusato di avere ucciso a Duisburg un suo connazionale con numerosi colpi di pistola. Solo pochi mesi di libertà, da Giugno fino al 4 Settembre del 2006, quando Paja venne di nuovo catturato a Buscate, nell’hinterland di Milano, nel corso di un’operazione condotta dalla squadra mobile di Perugia, che indagava sull’evasione da Perugia e su un’altra avvenuta in Lombardia.
Nel 2007 era stata poi molto movimentata la sua fuga mentre si trovava su una ambulanza a bordo della quale sarebbe dovuto essere trasferito da un carcere a un altro.
Il 49enne approfittò della sosta effettuata in un’area di servizio dell’autostrada A1 per fingere un malore e far avvicinare il capo scorta alla barella su cui era legato. Dopo aver preso a testate l’agente riuscì a sfondare la porta dell’ambulanza e a scomparire nei boschi circostanti l’autostrada, nonostante corresse senza scarpe e anche con un braccio fratturato.
Infine nei mesi scorsi gli investigatori della seconda sezione della squadra mobile di Milano, quella specializzata nel contrasto alla criminalità straniera, lo avevano localizzato in Albania grazie alle apparecchiature Gps collocate sulle auto dei suoi complici rimasti in Italia e delle cimici per le registrazioni ambientali.
Ovviamente sotto controllo sono finiti anche i telefoni cellulari. Paja è stato, quindi, avvistato a bordo di una Punto con una targa italiana. Il malvivente, in un primo momento però si è accorto di essere seguito da vicino da un poliziotto in borghese a bordo di una moto e lo ha investito ferendolo gravemente.
“Crudele al limite della psicopatia”
Come, più volte, sottolineato dagli investigatori, i comportamenti violenti del latitante erano ritenuti al margine della psicopatia e hanno evidenziato, nel corso delle varie indagini che lo hanno riguardato, una spietatezza disumana nel giro di prostitute rumene che gestiva e contro le quali si divertiva a esplodere colpi di arma da fuoco mancandole per pochissimi centimetri.
La sua lunga latitanza si è ormai conclusa Giovedì 3 Novembre davanti allo specchio di un negozio di barbiere a Tirana, in zona Laprak, dove gli investigatori italiani insieme a quelli albanesi, che da giorni si trovavano sulle sue tracce, data l’esecutività della sentenza italiana, avevano predisposto un servizio di osservazione capillare.
Gli investigatori erano a conoscenza del fatto che il ricercato non rinunciasse per nessun motivo al rito della barba e, quando lo hanno visto arrivare, hanno prima aspettato che si accomodasse sulla poltrona del barbiere e poi fatto irruzione senza dargli neanche il tempo di prendere in considerazione l’idea di tentare l’ennesima fuga.