Continua il viaggio apostolico di Papa Francesco in Bahrein, sul Golfo Persico. Il pontefice, atterrato all’areoporto internazionale di Awali nel primo pomeriggio di giovedì 3 novembre, ha già incontrato le autorità locali e visitato la nuova Cattedrale cattolica di Nostra Signora d’Arabia; stamattina ha invece celebrato una messa al Bahrein National Stadium del regno mediorientale. Si tratta del 39esimo viaggio internazionale per Bergoglio, il secondo di sempre per un Papa nella Penisola arabica dopo quello che lui stesso fece nel 2019 negli Emirati Arabi per incoraggiare il dialogo interreligioso tra musulmani e cristiani. “Dio ci chiede di amare i nemici e di spezzare la virale della vendetta”, ha detto oggi nel corso dell’omelia.
Papa Francesco in Bahrein, l’omelia: amore, pace e armonia nella diversità
Gesù “vede e soffre vedendo ai nostri giorni, in tante parti del mondo, esercizi del potere che si nutrono di sopraffazione e violenza, che cercano di aumentare il proprio spazio restringendo quello degli altri, imponendo il proprio dominio e limitando le libertà fondamentali, opprimendo i deboli”. Sono queste le parole di Papa Francesco nel corso della messa tenutasi questa mattina in Bahrein.
Egli chiede ai suoi il coraggio di rischiare in qualcosa che sembra apparentemente perdente. Chiede di rimanere sempre, fedelmente, nell’amore, nonostante tutto, anche dinanzi al male e al nemico. La semplice reazione umana ci inchioda all”occhio per occhio, dente per dente’, ma ciò significa farsi giustizia con le stesse armi del male ricevuto.
Per Papa Francesco bisogna “scegliere di non avere nemici, di non vedere nell’altro un ostacolo da superare, ma un fratello e una sorella da amare. Amare il nemico è portare in terra il riflesso del Cielo, è far discendere sul mondo lo sguardo e il cuore del Padre, che non fa distinzioni, non discrimina”. “Il potere di Gesù è l’amore di Gesù”, ha detto ancora il Pontefice nell’omelia. “Chi segue il Principe della pace deve tendere sempre alla pace. E non si può ristabilire la pace se a una parola cattiva si risponde con una parola ancora più cattiva, se a uno schiaffo ne segue un altro: no, serve ‘disinnescare’, spezzare la catena del male, rompere la spirale della violenza, smettere di covare risentimento, finire di lamentarsi e di piangersi addosso” – ha proseguito.
Lo sguardo di Gesù è concreto; non dice che sarà facile e non propone un amore sentimentale e romantico, come se nelle nostre relazioni umane non esistessero momenti di conflitto e tra i popoli non vi fossero motivi di ostilità. Gesù non è irenico, ma realista: parla esplicitamente di ‘malvagi’ e di ‘nemici’ – ha aggiunto il Pontefice -. Sa che all’interno dei nostri rapporti avviene una quotidiana lotta tra amore e odio; e che anche dentro di noi, ogni giorno, si verifica uno scontro tra la luce e le tenebre, tra tanti propositi e desideri di bene e quella fragilità peccaminosa che spesso prende il sopravvento e ci trascina nelle opere del male. Sa pure che sperimentiamo come, nonostante tanti sforzi generosi, non sempre riceviamo il bene che ci aspettiamo e, anzi, talvolta incomprensibilmente subiamo del male.
“Già amare il prossimo, chi ci è vicino, seppur ragionevole, è faticoso. In generale, è ciò che una comunità o un popolo cercano di fare per conservare la pace al proprio interno: se si appartiene alla stessa famiglia o alla stessa nazione, se si hanno le stesse idee o gli stessi gusti, se si professa lo stesso credo, è normale cercare di aiutarsi e di volersi bene. Ma che cosa succede se chi è lontano si avvicina a noi, se chi è straniero, diverso o di altro credo diventa nostro vicino di casa? Proprio questa terra è un’immagine viva di convivialità delle diversità, del nostro mondo sempre piu’ segnato dalla permanente migrazione dei popoli e dal pluralismo di idee, usi e tradizioni”, ha concluso Papa Francesco.
Nel pomeriggio di oggi, alle 17 (15 ora italiana), incontrerà i giovani della scuola del Sacro Cuore, circa ottocento ragazzi cristiani e musulmani.