Elezioni Regione Lazio 2023, insieme in piazza, divisi nell’opposizione e, al momento, alle urne. Enrico Letta e Giuseppe Conte saranno, domani, al corteo di Roma per la pace in Ucraina, mentre il Terzo Polo, con Carlo Calenda sfilerà a Milano. Nel capoluogo lombardo saranno presenti anche alcuni esponenti di spicco del Pd, come Carlo Cottarelli – indicato da Calenda come candidato perfetto per la Regione Lombardia –  Il dialogo tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle non decolla e l’accordo sul candidato da schierare alla Regione Lazio, dopo che Nicola Zingaretti avrà formalizzato le sue dimissioni da governatore, è ancora lontano. Stando a quanto si apprende, oggi Enrico Letta ha riunito al Nazareno il responsabile enti locali dem, Francesco Boccia, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il senatore Bruno Astorre e ha chiamato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Ne è scaturita la richiesta del Pd al Movimento 5 Stelle di sciogliere la riserva sul candidato alla Regione, facendo chiarezza una volta per tutte. Il segretario dem, spiegano dal Nazareno, conferma la linea tenuta sulle amministrative e che mira “a valorizzare il protagonismo dei livelli territoriali al fine di ottenere la più larga unità su un nome competitivo”. 

Elezioni Regione Lazio 2023, Calenda rilancia la candidatura di Alessio D’Amato

Il presidente uscente della Regione Lazio, ‘padre’ del campo largo, ha rinnovato il suo invito alle forze di maggioranza in Regione Lazio a non disperdere le forze e rischiare di consegnare la Regione alla destra. Un appello respinto innanzitutto dal segretario di Azione, Carlo Calenda, per il quale il campo largo non è “mai esistito, peraltro i Cinque Stelle che si oppongono al termovalorizzatore e ad ogni infrastruttura nel Lazio non lo vogliono fare”. E così Calenda rilancia la candidatura di Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Giunta Zingaretti e ‘regista’ dell’emergenza Covid nel Lazio. Il problema, per i dem è che il nome di D’Amato non convince tutto il partito, tanto csi fa anche il nome di Daniele Leodori, vicepresidente della Giunta e assessore al Bilancio. Bilancio che attende di essere approvato in Cosiglio Regionale. Il via libera alla manovra e, con essa, al collegato sugli aiuti a famiglie e imprese provate dalla crisi economica ed energetica rappresenterà lo ‘start’ alla campagna elettorale che porterà al voto regioale, previsto per il mese di febbraio. Intanto, per evitare una guerra fratricida che rischierebbe di spaccare il partito, i dem nel Lazio stanno ragionando anche sulla possibilità di schierare Enrico Gasbarra, ex presidente della Provincia di Roma, in buoni rapporti con il leader M5s. Conte, tuttavia, si smarca dal toto candidati e dice che il suo Movimento seguirà la propria strada.

Elezioni regionali nel Lazio,

“Dal Pd abbiamo ricevuto una porta in faccia, nel Lazio abbiamo avuto una esperienza di governo comune, ma non possiamo non tenere conto di quanto avvenuti negli ultimi mesi”,

dice il leader Cinque Stelle riferendosi allo strappo con il Pd che si è consumato durante e dopo la caduta del governo Draghi.

“I nomi che circolanomi sembrano il frutto di dinamiche interne al Pd”.

Alto mare nel Lazio, dunque. Ma in Lombardia non va meglio. Il passo indietro di Letizia Moratti ha aperto scenari nuovi anche per le forze di opposizione. Una candidatura di Letizia Moratti alla regione Lombardia sembra non dispiacere a Matteo Renzi, mentre nutre delle perplessità Carlo Calenda, che preferirebbe candidare Carlo Cottarelli. “Moratti non è la candidata di Azione”, ha spiegato il presidente di Azione, Matteo Richetti. Per Renzi, la mossa di Moratti “è politicamente interessante, una operazione di politica culturale. Non sto a dire se è di sinistra o di destra, dico che se fossi il segretario del Pd correrei a dire a Moratti di andare alle elezioni insieme”. Fonti di Azione sottolineano però che “di regionali cominceremo a ragionare non prima delle assemblea di Azione e Italia Viva, il 19 novembre la prima e il 25 novembre la seconda”. L’economista eletto senatore nelle fila del Pd è, al momento, anche il nome di punta dei dem che, tuttavia, continuano a lavorare per una candidatura condivisa da tutto il centro sinistra. Dallo stao maggiore del Partito Democratico si definiscono le prese di posizione di Renzi come una tattica per creare confusione e allontanare l’accordo” fra dem e Cinque Stelle.