Pare essersi sbloccato parte del problema relativo al flusso di migranti che staziona sulle Ong nel Canale di Sicilia. La Francia si è infatti impegnata ad accogliere i 234 migranti della Ocean Viking, Ong di Sos Mediterranee battente bandiera norvegese: lo comunica il ministro della Solidarietà francese, Jean-Christophe Combe, che parla di “umanità” garantendo che i profughi non saranno “lasciati alla deriva a morire in mezzo al Mediterraneo”.
Da giorni è in atto un vero e proprio braccio di ferro tra Italia (titolare delle acque in cui si trovano le navi), Unione Europea e gli Stati di riferimento delle Ong. Sos Mediterranee, che gestisce la Ocean Viking, si era rivolta anche a Spagna e Grecia, alla ricerca di un porto sicuro dopo il fermo “no” di Italia e Malta. La Ong ha comunque appoggiato in parte questi ultimi, ribadendo la necessità “che gli Stati dell’Europa centrale si debbano fare carico di alleviare la pressione degli arrivi dei migranti sull’Italia e su Malta”.
Rimangono ferme Geo Barents e Humanity
La mossa francese di salvataggio degli oltre 200 migranti sulla Ong norvegese arriva dopo le risposte “scaricabarile” di Germania e Norvegia. La prima aveva invitato l’Italia a velocizzare le operazioni di accoglienza dei migranti (179) della Humanity 1, su cui il ministro degli Esteri Antonio Tajani è stato al contempo categorico, la seconda ha dichiarato di “non avere alcuna responsabilità in riferimento alle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi private battenti bandiera norvegese”.
Nel caso specifico, che oltre alla Ocean Viking riguarda anche la Geo Barents (572 persone) su cui è intervenuta l’Ong Medici senza frontiere, la titolarità del trattamento spetterebbe al Paese da cui sono partiti i migranti, ossia la Libia. Tuttavia, essendo Tripoli classificata come “Paese non sicuro”, la responsabilità spetta ai Paesi più prossimi: in questo caso Italia e Malta.
Ieri è stata poi ratificata anche la posizione dell’Unione Europea, nel tentativo di fare ordine e chiarezza sulla gestione dei flussi migratori. Da Bruxelles i portavoce parlano di “obbligo morale e legale” da parte degli Stati membri. Sul tavolo c’è anche il meccanismo temporaneo di solidarietà, un accordo firmato a giugno da 18 Paesi, tra cui l’Italia, che prevede un piano di ricollocamento dei migranti stessi.
A Lampedusa oltre 1.400 migranti
A rafforzare la posizione dell’Italia sono intervenute anche altre personalità del mondo politico nostrano.
Per esempio, Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, ha detto che l’Italia “non può diventare il campo profughi dell’Europa” e che pertanto l’Ue “deve assumersi le sue responsabilità”.
La ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha sottolineato che il nostro Paese “non si è mai tirato indietro nel soccorrere le persone in difficoltà”.
Intanto Lampedusa rimane al collasso, con quasi 1.400 ospiti nell’hotspot che ha una capienza nominale di 400. Poco più di un centinaio lasceranno in giornata l’isola in direzione Porto Empedocle.