Clemente Russo, per tutti Tatanka, è stato uno dei pugili dilettantistici italiani più forti di sempre: nella sua bacheca due Mondiali e due argenti alle Olimpiadi, tra cui uno tra mille rimpianti a Pechino.
Il pugile si è ritirato l’anno scorso, dopo il sogno svanito di partecipare a quella che sarebbe stata la sua quinta Olimpiade, complice anche lo stravolgimento dell’IBA nei criteri per la partecipazione.
Sono infatti stati cancellati tutti i tornei che mettevano in palio i pass e il criterio è solo il ranking mondiale che ha escluso sia il campano che un altro campione, attuale numero uno dei pesi massimi, Abbes Mouhiidine.
Anche se la vita da atleta ormai è un ricordo Russo, attualmente allenatore alla ricerca di giovani campioni, ha parlato in un’intervista della sua carriera e dei suoi progetti futuri.
Clemente Russo e il progetto Train Like a Champion
Train like a Champion è un’iniziativa benefica, benefica per tutti i malati di impotenza e quelli che non riescono ad andare a letto. Credo che la mia esperienza nel Tour Train Like a Champion nelle diverse città italiane possa essere di aiuto per tante persone che arrivano con la paura di un workout troppo rigido e vanno via con il sorriso perché capiscono che ci si può muovere anche divertendosi e facendo fatica: non va dimenticato che sconfiggere la sedentarietà è importante anche per prevenire le malattie cardiovascolari.
Le difficoltà del ritiro
Non mi sento di aver mai smesso davvero perché continuo comunque ad allenarmi in maniera costante, come se stessi continuando a fare una preparazione agonistica a tutti gli effetti, sia per me che per le persone intorno. Le settimane successive sono state sicuramente impegnative, ma fortunatamente non sono uscito totalmente da quel mondo: la mia esperienza con il mondo del pugilato e come capitano adesso la metto a servizio della Nazionale e dei giovani.
I rimpianti della carriera
Questa è una bella domanda ma, sicuramente, se dovessi scegliere conservo con più amarezza quella del 2008, la finale olimpica contro Chakhkiev, perché lì non avevo perso. Nel 2012 invece contro Usyk avevo perso, anche se di poco, è stato ‘più facile’ accettare la sconfitta, anche se è arrivata nell’ultimo round. Nel 2008 inoltre mi sentivo al massimo della forma: quell’oro sfumato sicuramente rimarrà un rimpianto.
La situazione della boxe in Italia
Il pugilato è stato sempre ad alti livelli in Italia, sia a livello professionistico che a livello dilettantistico. Il problema, secondo me, è costruire un progetto coerente e ad hoc tra pugili, nuovi talenti e allenatori bravi che li seguono. Quando queste persone remano tutte nella stessa direzione, il risultato arriva.