Abolire jet dei ricchi è un obiettivo concreto che si sono dati dei giovani ragazzi che preferiscono agire nell’anonimato del web in qualità di collettivo di attivisti. Attraverso l’omonimo profilo Instagram, infatti, fanno costantemente informazione su questo tema dimostrando come quella che sembra una bizzarra moda di pochi possa inficiare il benessere dei più. Le menti di quest’opera di comunicazione hanno raccontato cosa c’è dietro il loro lavoro e lo hanno fatto in diretta al talk-show “Bagheera – Manuale di sopravvivenza dalla giungla quotidiana”, condotto tutti i giorni dalle 17.30 alle 20 su Radio Cusano Campus dal cantautore Bussoletti.

Abolire jet dei ricchi, il collettivo

“Non siamo dei cyborg impazziti, siamo solo attivisti che agiscono o che hanno agito nel campo dell’impatto ambientale. Non lo facciamo per soldi o per fama. Ognuno di noi ha già il suo lavoro e manteniamo l’anonimato. Il nostro unico obiettivo è alimentare un dialogo pubblico sull’impatto che i voli di lusso hanno sull’ambiente affinché si arrivi anche in Italia a parlare di una loro futura abolizione così come già sta accadendo in altri paesi come la Francia.”

Abolire jet dei ricchi, le ragioni

“E’ un questione oggettiva. Il 10% più ricco del Pianeta è responsabile del 50% dei gas a effetto serra. Per far capire ancor meglio l’urgenza di questo tema, semplifico spiegando che Gianluca Vacchi per 57 minuti di volo privato, da Bologna a Taranto andata e ritorno, ha emesso un livello di CO2 pari a quella prodotta da due persone nell’arco di un anno. E questo solo per andare a inaugurare un ristorante della sua catena di Kebab!”

Come vengono eseguiti i calcoli

“Non c’è nulla di complicato: i dati che usiamo sono tutti pubblici e i calcoli sono facilmente replicabili. Dalla foto di un giornale, da un articolo o dalle immagini che i vip stessi postano sui social, rintracciamo la targa del jet. Tramite questa si cerca poi il velivolo su uno dei software open source come Flightradar o Adsbexchange. Da queste piattaforme si può ottenere un dato fondamentale: il tragitto e quindi la durata del volo. Informazione che, insieme al consumo di carburante al minuto, rintracciabile nelle specifiche tecniche del velivolo, servirà a determinare la quantità di CO2 emessa. “Basta moltiplicare la quantità di carburante bruciata al minuto per la durata del viaggio e infine per un fattore di emissione, che per il cherosene di tipo A è di 3,06 chilogrammi di CO2 al litro. Un valore che ci è fornito dall’ente francese Ademe.”

Su come agire concretamente

“Abolire i jet dei ricchi non è una critica fine a sé stessa ma, come abbiamo spiegata, basta su dati oggettivi. Ci aggiungo che nell’immediato bisognerebbe vietare i voli brevi, tassare il kerosene dei jet e applicare un’imposta ai voli privati. Forse qualcuno smetterebbe di prendere un aereo per spostarsi da Torino a Genova.”

Ecco il link del podcast dell’intera intervista del collettivo Jetdeiricchi insieme a Federica Alderighi:

https://www.radiocusanocampus.it/it/jet-dei-ricchi