Imballaggi Europa: questo il tema chiave della bozza del nuovo regolamento Ue, che punta a ridurre le quantità di imballaggi immessi nel mercato, il loro riutilizzo anche con l’uso di sistemi di deposito e il successivo riciclo, mantenendo la qualità della materia prima seconda. Per ora solo una proposta che la Commissione europea vorrebbe rilasciare come parte del pacchetto sull’economia circolare che sarà discusso il prossimo 30 novembre. Ma le imprese hanno già avanzato le loro perplessità: la preoccupazione è che la nuova misura possa pesare ulteriormente sulla filiera. “Sarebbe prima necessario avere risultanze adeguate sul reale rapporto tra impatti ambientali e costi/benefici che derivano da questi sistemi – aveva spiegato, già negli scorsi giorni, Marco Pagani, direttore Normativa e Rapporti Istituzionali di Federdistribuzione -. Con riferimento ai sistemi cauzionali con rimborso del deposito si è dimostrato come in diversi paesi le aspettative siano state in parte disattese in termini di efficienza, con effetti critici sui sistemi di raccolta e riciclo già operanti. È quindi indispensabile un’implementazione con i tempi e le cautele adeguate, secondo regole di buon senso che non appesantiscano troppo il costo per i consumatori”. Pe ora ciò a cui si punta, in effetti, è uno slittamento della presentazione del nuovo regolamento. A spiegarlo è stato Stefano Pan, delegato di Confindustria per l’Europa, nel corso di un’intervista al Sole 24 Ore.
Imballaggi Europa, Stefano Pan di Confindustria: “Profonde ripercussioni sul sistema industriale europeo”
“Nessuno si sta rendendo conto dell’impatto che avrebbe su molte filiere”, ha commentato Stefano Pan, delegato di Confindustria per l’Europa al Sole 24 Ore, in merito alla proposta europea di regolamento della gestione degli imballaggi, che secondo lui comporterebbe “conseguenze pesanti sull’industria alimentare, cosmetica, farmaceutica, chimica, su quella dei dispositivi medici, della cura della casa, della ristorazione e della logistica. Senza contare ovviamente quella del riciclo, per cui siamo campioni europei”. La proposta, circolata per ora solo in forma di bozza, dovrebbe essere presentata dalla Commissione il prossimo 30 novembre, ma le imprese puntano ad uno slittamento, “in modo da avere il tempo di far comprendere l’impatto devastante su diverse filiere italiane ed europee e su un sistema d’eccellenza quale è l’industria del riciclo”.
L’obiettivo è mostrare le conseguenze negative che il regolamento avrebbe sulle imprese qualora entrasse in vigore. Quello che si chiede è, in particolare, “di fare un reality check e discutere senza ideologia, tenendo conto della tecnologia in continua evoluzione”, ha dichiarato sempre Pan, che ha poi proseguito:
L’approccio del regolamento è molto ideologico: spinge sul riutilizzo più che sul riciclo. Che può anche funzionare, ma non bisogna usarlo per scardinare la filiera esistente. L’ideologia uccide l’innovazione perché non permette di lavorare con un criterio fondamentale: quello dell’apertura, della neutralità tecnologica che garantisce proprio l’innovazione. La sostenibilità ha tre gambe: ambientale, sociale, economica. Quest’ultima non è stata approfondita come avrebbe dovuto. Stiamo cercando di coniugare ambizione e realismo, spiegando le implicazioni vere di questa proposta di regolamento, che a livello italiano investirebbe più di 700mila imprese e 6 milioni di dipendenti, senza contare commercio e Horeca (il settore dell’industria alberghiera, ndr).
Il delegato di Confindustria per l’Europa è già al lavoro su una proposta da condividere con le associazioni degli industriali tedesca e francese. “Siamo stati i primi a lanciare l’allarme, per difendere l’eccellenza italiana che avvia al riciclo oltre il 70% degli imballaggi immessi sul mercato, e ha raggiunto con 9 anni di anticipo i target europei. Il nuovo regolamento colpisce noi più di tutti perché siamo i primi della classe”. Ma è un tema che tocca tutti e che richiede quindi di muoversi insieme, anche per evitare, sempre secondo Pan, che non si vanifichino gli investimenti del Pnrr dedicati finora al settore dell’economia circolare.