Riforma pensioni 2023 ultima ora. Tra le ipotesi spunta anche quella di un bonus per rimanere al lavoro oltre 63 anni. Oltre a una riproposizione, cambiando i criteri, di quota 102.
Riforma pensioni 2023 ultima ora
Al momento i tecnici dell’esecutivo starebbero ragionando su un pacchetto di misure da 1,5-2 miliardi, che includerebbe il prolungamento di Opzione donna e di Ape sociale e l’intervento chiamato a prendere il posto di Quota 102, anche se l’ipotesi di una sua proroga di un anno resta in campo.
La Quota 102 richiede oggi 64 anni di età e 38 di contributi maturati entro il 31 dicembre 2022. La Lega vedrebbe di buon occhio uno spostamento verso la Quota 41 con un tetto anagrafico, per esempio 61 anni di età, oppure 40 anni di contributi e 62-63 di età (in quest’ultimo caso, diventerebbe Quota 103). I sindacati non sembrano contrari a nessuna di queste ipotesi. La quadra andrà trovata in base alle risorse disponibili.
Durigon: “Non torneremo alla legge Fornero”
Sulle pensioni “non si può tornare alla legge Fornero: questo è l’obiettivo primario e cercheremo di portarlo avanti. La ministra Calderone ha già convocato un incontro, domani avremo un incontro di ascolto per sentire le parti sociali”. Qualsiasi intervento si metterà in campo “andrà in una cornice di finanziaria”. Così il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Claudio Durigon, a Radio 24.
Bonus per chi posticipa la pensione
Un “premio” per chi rinvia la pensione. Con una busta paga più pesante di circa un terzo. Ma non tarato sugli over 63 e, probabilmente, non per tutti. Anche perché la sua “mission” prioritaria sarebbe quella di evitare nuove fughe dal pubblico impiego, a partire dai medici.
L’ipotesi che è allo studio per favorire il posticipo dei pensionamenti non prevederebbe una soglia rigida di 63 anni per beneficiare dell’incentivo. La soglia effettiva sarebbe rappresentata dai requisiti minimi previsti per l’accesso alla pensione fissati per le singole categorie che sarebbero interessate dal meccanismo di decontribuzione.
Opzione donne e Ape sociale
Su Opzione Donna e APE Sociale non sembrano esserci elementi critici, mentre sul sistema delle quote ci sono proposte di modifica sia dei sindacati sia di alcune forze interne alla maggioranza.
non si capisce un cazzo in ITALIA
perchè non fate le leggi come fanno nelle altre nazioni come nella comunità europea se facciamo parte pure noi
L’opzione donna è chiaramente incostituzionale in quanto discrimina in base al sesso; tra l’altro, se si dovesse differenziare l’età pensionabile per sesso, si dovrebbe casomai sviluppare un’”opzione uomo”, dato che la speranza di vita degli uomini è inferiore di quasi cinque anni a quella delle donne