Sanitari e medici no vax reintegrati, ma scoppia il caso Puglia, con l’annuncio della Regione di voler mantenere la legge che prevede l’obbligo vaccinale per i lavoratori del comparto. La proposta di reinserire lavorativamente i medici sospesi negli ultimi anni per non essersi vaccinati è stata avanzata dal nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel più ampio cambio di rotta del Governo Meloni sulla gestione della pandemia. Una misura che in realtà non fa che anticipare la scadenza dell’obbligo, prevista per il prossimo 31 dicembre, e criticata da molti esperti, tra cui Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – che negli scorsi giorni ha parlato di “amnistia anti-scientifica e diseducativa” – e il virologo Matteo Bassetti, che ha definito il tema non politico, ma “scientifico e deontologico”.
Medici no vax reintegrati: il caso Puglia
“La legge che obbliga il personale sanitario a vaccinarsi anche contro il Covid c’è e rimane in vigore”: sono le parole dell’assessore alla Sanità della Regione Puglia, Rocco Palese, che ha espresso così la netta opposizione alle direttive del Governo, in particolare a quella che riguarda il reintegro dei medici e del personale sanitario no vax all’interno delle strutture ospedaliere, respingendo quindi la revoca di sospensione e mantenendo fuori dal servizio i 10 medici del sistema sanitario regionale e 103 dipendenti non vaccinati. “Considerato che le circolari del ministero della Salute confermano le raccomandazioni e le indicazioni operative in ordine alla copertura vaccinale da SARS-COV-2, oltre che dell’influenza stagionale, degli operatori sanitari, – ha proseguito l’assessore -, trovano piena e legittima applicazione le disposizioni contenute nelle norme regionali in vigore”.
La legge regionale in Puglia stabilisce che gli operatori sanitari non vaccinati non possono stare a contatto con i pazienti a rischio ricoverati negli ospedali. La norma prevede infatti che “al fine di prevenire e controllare la trasmissione delle infezioni ai pazienti, ai loro familiari, agli altri operatori e alla collettività” la Regione Puglia individua “i reparti dove consentire l’accesso ai soli operatori che si siano attenuti alle indicazioni del Piano nazionale di prevenzione vaccinale vigente”. Proprio a questa legge ha fatto riferimento il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, annunciando una netta reazione alla posizione di Palese: “La legge regionale della Puglia che impedisce l’impiego dei medici non vaccinati contro il Covid-19 nei reparti più a rischio verrà impugnata”.
Ma perplessità circa la nuova misura sono arrivate anche dalla Campania. Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, ha già inviato ai Direttori generali delle Asl e delle Aziende Ospedaliere – che dovranno occuparsi del reintegro, con l’assegnazione dei medici e dei sanitari ai vari reparti – una direttiva con la quale si obbliga “di definire l’impiego del personale sanitario non vaccinato contro il Covid” al fine di tutelare la salute “dei pazienti e degli operatori vaccinati”, evitando quindi “il contatto diretto del personale non vaccinato con i pazienti”.
Secondo la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), in tutta Italia sarebbero 1.878 i medici che potrebbero riprendere servizio nei prossimi giorni. Per il presidente Filippo Anelli “far tornare i medici non vaccinati al lavoro in questo momento non è rischioso. L’articolo 32 della Costituzione demanda al Parlamento la definizione del bilanciamento fra i diritti del singolo e quelli della comunità in materia di salute. Durante l’emergenza Covid tutti i partiti, con l’esclusione di Fratelli d’Italia, avevano ragionato sulla prevalenza del diritto della comunità. Adesso l’andamento della patologia è cambiato”; e, per quanto riguarda la Puglia, secondo lui “non c’è conflitto fra norma nazionale e regionale. La prima disponeva che la vaccinazione fosse requisito indispensabile per esercitare la professione, e quindi sospendeva il personale no vax. La seconda non sospende, ma si limita a impedire ai medici non vaccinati di lavorare nei reparti più a rischio”.
Ora il reintegro sarebbe avvantaggiato, stando alle sue parole, dall’attuale situazione epidemiologica, che consentirebbe il “ritorno alla normalità”. È d’accordo il ministro della Salute Schillaci, che ha ribadito: “Mi sono basato sul fatto che oggi lo scenario è completamento diverso e c’è una grave carenza di organico”.