Naspi tagliata dal governo Meloni: la durata delle indennità di disoccupazione potrebbe essere ridotta dal nuovo esecutivo, che sta cercando altre risorse oltre a quelle che recupererebbe dal taglio del Reddito di Cittadinanza.

La linea del nuovo governo, che vorrebbe puntare più sul lavoro che sull’assistenzialismo, prevede il taglio di qualsiasi sussidio possa disincentivare la ricerca del lavoro.

Il nuovo piano del governo Meloni, che sarà inserito nella Legge di Bilancio 2023, prevederà la riduzione della durata della Naspi sotto il 50% del periodo lavorato.

Reddito di Cittadinanza e Naspi: ecco il nuovo piano del governo Meloni

Oltre a già una certa idea di non voler far propendere l’assistenzialismo rispetto all’impegno lavorativo profuso dai cittadini, una delle motivazioni che sta conducendo il governo Meloni a pensare di tagliare la Naspi, oltre al Reddito di Cittadinanza, è laumento dell’inflazione in maniera esponenziale, quasi vicina al record del 12%.

Inoltre, le risorse a disposizione del governo per attuare la propria manovra fiscale e per quanto riguarda la Legge di Bilancio 2023 non sono così ampie come lo erano invece negli anni passati.

Lo ha comunicato in maniera molto chiara il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Ecco le sue parole:

“I margini per l’erogazione di aiuti a famiglie e imprese saranno verosimilmente molto più limitati che negli ultimi due anni. Interventi temporanei e mirati potranno contribuire a contenere la riduzione dei redditi reali e, per tale via, le pressioni sull’inflazione connesse con le richieste salariali senza compromettere l’equilibrio dei conti pubblici. Possono essere ampliati con la riduzione di altre spese”.

Il primo taglio che molto probabilmente attuerà il nuovo governo riguarderà il Reddito di Cittadinanza, dal momento che la stessa Giorgia Meloni ha ripetuto diverse volte le mancanze che questa misura genera per quanto riguarda la ricerca del lavoro, la quale risulta essere non incentivata.

In particolare, la presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia lo ha definito come “una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia”, ribadendo comunque l’importanza di “mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizione di lavorare”, come il caso di:

  • pensionati in difficoltà;
  • invalidi;
  • coloro che hanno dei figli minori a carico.

Anche Matteo Salvini, leader della Lega e vicepresidente del Consiglio dei ministri nel nuovo governo, ha usato delle parole molto forti contro il Reddito di Cittadinanza:

“Sospendendo per sei mesi il Reddito a chi può lavorare si ricava oltre un miliardo per finanziare Quota 41“.

Ma oltre al Reddito di Cittadinanza, sono previsti dei tagli anche per quanto riguarda la Naspi, in modo da recuperare altre risorse oltre a quelle che sarebbero recuperabili con il RdC.

La Lega, infatti, ritiene questo meccanismo “distorsivo”, come è stato spiegato dal quotidiano La Repubblica, dal momento che “c’è chi se ne approfitta, la spesa per la Naspi è enorme e spesso improduttiva, la durata del sussidio non è coerente con quanto hai lavorato”.

La reazione di Federalberghi: “Un errore”

Questa decisione di voler tagliare la Naspi, ma anche la Dis-Coll, i dottorandi e gli assegnasti di ricerca, e di ridurre questi sussidi con l’approvazione della Legge di Bilancio 2023 non piace a Federalberghi.

A tal proposito, ecco quali sono state le dichiarazioni che sono state rilasciate all’Ansa da Paolo Manca, il presidente dell’associazione in Sardegna e vicepresidente a livello nazionale:

“Un’eventuale riduzione della Naspi da parte del Governo sarebbe un errore che porterebbe incertezza nel settore turistico-ricettivo, dove bisogna ragionare di più in termini di stabilità dell’occupazione per scongiurare che i professionisti, specie stagionali, fuggano verso altri lavori che gli garantiscono quel reddito annuale oggi assicurato dalla Naspi.

Il problema non è quello di avere dei sussidi per gli stagionali, ma occorre ragionare nel senso di reddito annuale, una parte data dallo stipendio l’altra dalla Naspi. Ridurre quest’ultima va nella direzione dell’incertezza”.