Potremmo chiamarlo decreto rave, ormai. Anche se, leggendo il disegno di legge, si può notare come questo termine non venga mai menzionato. Il testo del decreto fa riferimento “All’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. Quello proposto da Meloni, a ben vedere, sembra essere un provvedimento che vuole evitare il costituirsi di raduni pericolosi. Cosa sia pericoloso, però, è tutto da definire. Uno dei problemi di questa legge, infatti, è l’ampio margine di discrezionalità che riserva. Il rischio è che potrebbe avere un’applicazione ampia, discrezionale e arbitraria a scapito del diritto di protesta pacifica. Se la vaghezza che inquadra la norma è tanta, altrettanta è la chiarezza sul fronte delle sanzioni pecunarie e cautelari: confisca degli oggetti utilizzati durante l’occupazione, reclusione da 3 a 6 anni, multe da 1.000 a 10.000 euro. Insomma, le zone di grigio sono tante ed il dibattito è apertissimo. Giorgia Meloni, nel frattempo, rivendica la norma e ne tutela la bontà:

E’ una norma che rivendico e di cui vado fiera perche’ l’Italia – dopo anni di governi che hanno chinato la testa di fronte all’illegalità – non sarà più maglia nera in tema di sicurezza”. Giorgia Meloni torna a difendere le misure anti-rave, premettendo di voler rassicurare tutti i cittadini “qualora ce ne fosse bisogno” perché “non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso

Decreto rave: i dubbi di Forza Italia

Le opposizioni non si sono risparmiate sul condannare la nascitura legge. Enrico Letta e Giuseppe Conte, in perenne gara sull’intestarsi la corona dell’alternativa al governo, si sono espressi secondo una condanna ferma e convita. Ma, a sorpresa, i problemi di Giorgia Meloni potrebbero arrivare dall’interno. E, con meno sorpresa, da Forza Italia. Rischia di essere ancora Silvio Berlusconi, dopo i pizzini accusatori e gli audio imbarazzanti, la principale spina nel fianco della Presidente del Consiglio.

Da Forza Italia, infatti, sembrano intenzionati a voler modificare la legge. Il gruppo forzista vorrebbe presentare almeno tre emendamenti che dovrebbero toccare, tra le altre cose, il numero di anni di reclusione per i trasgressori. La discussione sul decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri partirà dalla commissione Affari costituzionale del Senato. Ed è proprio a palazzo Madama, dove i numeri della maggioranza sono più ballerini rispetto alla Camera, che Forza Italia punta a far sentire la propria voce. A sollevare criticità dagli scranni azzurri è stato il Vicepresidente della Camera Giorgio Mulè:

Non è una legge liberticida – ha detto a Metropolis – è un decreto legge da modificare e migliorare in Parlamento. Ha due criticità: è un decreto che interviene con urgenza per un fatto che era in corso. Il problema nasce dalla genericità della norma e della sua ampiezza. La seconda è la pena che a mia giudizio è spropositata

La posizione di Forza Italia dice due cose. La prima, sostanziale, che il decreto potrebbe essere parlamentarizzato e duque emendato in aula. Cosa che lo sottoporrebbe all’attenzione, ed al dibattito, di tutti i gruppi politici che compongono l’assise parlamentare. L’altra cosa che emerge, di natura politica, è che l’azione decisa di Meloni continua a trovare in Berlusconi un ostacolo. Il Cavaliere, nel perimetro della maggioranza, continua a rappresentare l’unico vero contraddittorio. La Lega, per esempio, si è detta completamente favorevole al decreto rave. Nulla di male purché inquadrato nella normale dialettica politica. Ma, visti i precedenti e gli eccessi di Berlusconi, Meloni potrebbe non vivere di sonni tranquilli. Almeno non del tutto.