Toccarsi le parti intime come gesto quasi involontario: perché? A dispetto di quanto possa sembrare, non sono sessuali le ragioni dietro quest’abitudine. Esistono motivi psicologici e scientifici da tenere in considerazione, insieme alle dirette informazioni date dagli interessati: esempi legati a condizioni specifiche.

Andiamo a spiegarlo nel dettaglio: perché molti uomini si toccano più volte le parti intime?

Toccarsi le parti intime

Toccarsi le parti intime: gli uomini quanto lo fanno?

Secondo gli esperti per molti uomini toccarsi le parti intime non è una questione che ha a che fare con il sesso, bensì con l’umore e lo stato d’animo della persona.

Accade in media tra le 23 e le 30 volte al giorno: un dato numerico che lo fa quasi sembrare un tic nervoso. I motivi non sono sempre gli stessi per tutti. C’è chi pensa semplicemente al pantalone troppo stretto e chi invece lo fa per affermarsi.

Chi non si sente in completa linea con gli studi più recenti, semplicemente parla del fenomeno “mi tocco lì” visto come un modo per aggiustarsi, mettersi in ordine, cercare comodità: pantaloni troppo stretti, pruriti, biancheria scomoda, senso di ingombro. Ecco le principali e vere ragioni di chi magari preferisce la stoffa di una tuta larga e morbida alla stretta trappola in cui travolgono i jeans.

Ma quali sono, se ce ne sono, gli altri motivi?

E che significa affermarsi toccando i gioiellini di famiglia? E’ così strano per noi? Per alcuni si, per altri, invece, è un’abitudine talmente naturale, da non necessitare spiegazioni e che nasconde proprio, da parte dell’uomo un voler svolgere un ruolo importante agli occhi di tutti.

Toccarsi le parti intime: le motivazioni tra difesa e stress

La prima ragione da considerare? Toccarsi lì sotto come gesto calmante, rilassante, antistress. Com’è possibile? Scopriamo insieme tutti i casi.

Uno studio attestato sulla rivista Frontiers in Psychology spiega proprio che il gesto da parte degli uomini può esser frutto di un tentativo antistress.

Toccarsi fisicamente, senza troppo impatto o pressioni dolorose, infatti, favorisce il rilascio di ossitocina nel cervello: si tratta di un neuropeptide in grado di regolare il nostro umore in modo molto importante.

Dunque toccarsi significa rilassarsi, poiché rilascia un senso di calma, di beneficio, una piccola dose di anti-ansia nei momenti di massima preoccupazione, sperimentato più che mai dagli uomini senza sapere, senza decidere, involontariamente.

Poi c’è un’altra teoria, che certamente non esclude la precedente: il meccanismo di difesa. Toccare per controllare, per proteggere, per sistemare ‘che tutto sia okay’.

Un gesto che Vanessa Van Edwards, psicologa comportamentale autrice di Human Lie Detection and Body Language 101: Your Guide to Reading People’s Nonverbal Behavior, definisce proprio come difensivo. L’inconscio porta gli uomini a proteggere la loro parte più delicata.

Affermazione e dominio

Il medico founder dell’Alpha Male Medical Institute, Rob Kominiarek, aggiunge un’altra ipotesi al nostro elenco. Si tratta della terza teoria, psicologica si, ma radicata più nelle abitudini e nelle convenzioni sociali che inconsciamente si assorbono vivendo e sperimentando nella vita quotidiana.

Secondo Kimiarek, infatti, il gesto di toccarsi le parti intime per quanto riguarda gli uomini, ha una vera e propria ‘utilità di territorio’. Serve all’uomo psicologicamente per affermare il suo dominio.

Toccarsi le parti intime

Conseguenze del fenomeno tra correzione e senso di imbarazzo generale: l’ansia non passa

Tutto questo non vuol dire che sia annullato automaticamente il senso di imbarazzo di chi assiste, o di chi si tocca involontariamente, una volta realizzato di essere magari osservati.

La naturalezza non cancella riflessioni, correzioni o giudizi da parte del mondo esterno. Tutto nasce dalle solite piccole sberle che partono dalle mamme, dalle nonne e dalle zie quando si è bambini.

Una voce autoritaria che rimprovera “Falla finita, leva le mani da lì!” Anche oggi resta quel fantasma che ritorna alla mente di molti.

«In psicoterapia, insegniamo ai pazienti alle prese con un’abitudine così tenace a riconoscerla quando lo stanno facendo, perché questo è il primo passo per vincere tale abitudine», ha rivelato il ricercatore dell’istituto NUI Galway Andras Colto a Vice.com, spiegando che questo fenomeno è associabile ad una determinata idea tossica di mascolinità.

Prosegue infatti dicendo:

«Alcuni uomini, specialmente quelli che sono insicuri riguardo alla propria mascolinità, o quelli che si sentono messi sotto pressione da aspettative non realistiche su come dovrebbero comportarsi per essere considerati sufficientemente virili, potrebbero provare una terribile ansia». Da voler attenuare, quindi, con il rilascio di ossitocina auto-indotto.