Ennesimo suicidio in carcere, avvenuto a Termini Imerese, nel Palermitano. Il tragico evento fa scattare il campanello d’allarme da parte dei sindacati, in Sicilia, infatti, soltanto negli ultimi 3 giorni sono stati 3 i detenuti che si sono tolti la vita.

L’uomo era stato arrestato per un codice rosso perché accusato di aver aggredito la madre, prima di essere trasferito in carcere era stato ai domiciliari per avere aggredito anche la moglie ma portato in casa della madre ha aggredito anche lei.

“Il nuovo suicidio di un detenuto disabile, che aveva una protesi e con problemi di droga nel carcere di Termini Imerese, afferma il segretario generale dell’Spp (sindacato di polizia penitenziaria) Aldo Di Giacomo, fa salire a 74 il numero complessivo di suicidi. Un conteggio persino controverso secondo le varie fonti a riprova dell’esplosione dell’emergenza suicidi non adeguatamente indagata. La strage silenziosa e il terzo suicidio in tre giorni nelle carceri siciliane su nove dall’inizio dell’anno solo nei penitenziari dell’isola, conferma che va bene il decreto legge del governo Meloni per non far uscire criminali e per intensificare la lotta alla mafia ma adesso si deve pensare a tutelare chi sta in carcere e con problematiche particolari”.

Termini Imerese suicidio carcere: in aumento vittime con problemi psichici o di droga

Il segretario general Di Giacomo ha inoltre affermato:

“È sempre più alto tra le vittime il numero di detenuti con problemi di droga o psichiatrici e di giovane età. Sono loro, insieme agli extracomunitari, le categorie sociali più vulnerabili, oltre ai più giovani. Come il minore salvato in extremis a Cagliari da agenti penitenziari che dall’inizio dell’anno hanno fatto interventi simili per alcune decine di detenuti. La circolare del Dap e la task force istituita dal precedente ministro Cartabia si sono rilevati fallimentari ad intercettare il grave disagio, soprattutto psicologico, diffuso in particolare tra queste categorie, trasferendo ogni responsabilità ai provveditori e ai direttori di istituto. Purtroppo è troppo facile procedere al classico “scarica barile” delle responsabilità pur sapendo che né provveditori né direttori dispongono di risorse umane, che siano psichiatri o psicologi e finanziarie, strumenti e strutture per intervenire”.

Secondo l’Spp non va neanche bene, come è accaduto sinora da parte del Dap, invitare i provveditori a garantire una particolare attenzione alla formazione specifica del personale, attraverso cicli di incontri a livello centrale e locale, destinati a tutti gli attori del processo di presa in carico dei detenuti.

Serve qualcosa di più, aggiunge Di Giacomo:

“Noi da tempo, che abbiamo proposto l’istituzione di sportelli di sostegno psicologico, tanto più contando su almeno 3 mila laureati in psicologia che nel nostro Paese non lavorano con continuità oltre all’assunzione straordinaria di mediatori culturali, laureati in lingue anche africane. La premier Meloni ha inviato un primo segnale di impegno sulle problematiche del nostro sistema penitenziario. Si deve fare di più e meglio, questa strage silenziosa deve finire con misure e azioni concreti”.

Aggressione a Trapani

I casi di violenza non si fermano, proprio ieri nel carcere di Trapani è stato aggredito l’assistente capo coordinatore di polizia penitenziaria. Lo rende noto il vice segretario regionale Maurizio Mezzatesta del Cnpp.

L’aggressione è avvenuta all’interno del box agenti al 4 piano Adriatico. “Un detenuto è entrato nella postazione di polizia chiedendo del capoposto, dice il sindacalista, ancora prima che il collega si attivasse lo ha spinto con forza. L’agente di polizia penitenziaria ė stato soccorso dai sanitari. Siamo stanchi, continua Mezzatesta, di dover denunciare questo tipo di episodi che si aggiungono ad altri”.

“Oltre alla carenza di personale riferisce il segretario provinciale Cnpp Rocco Salvatore Parrinello, che genera eccessivi carichi di lavoro, ci tocca subire anche la gravissima situazione delle aggressioni contro il personale di polizia penitenziaria, che si sente altresì abbandonato e verosimilmente mortificato”.