Il governo sarà anche forte e coeso come amano ripetere in questi giorni dalla Presidenza del Consiglio ma nei prossimi mesi potrebbero arrivare non pochi dispiaceri dall’aula del Senato. Questo perché Palazzo Madama ha già “tolto” il centrodestra di 9 senatori promossi ministri (più il presidente La Russa che per prassi non vota) ed ora la seconda tornata di nomine del sottogoverno farà pure peggio con altri 10 eletti chiamati a compiti operativi nei vari dicasteri e che renderanno assai difficile una loro costante presenza tra aule e commissioni (senza contare l’incognita presenza di Berlusconi non solo al Senato ma addirittura a Roma). E lì, anche per il taglio dei parlamentari operata la scorsa legislatura, ogni voto vale oro. Al momento l’esecutivo fa sfoggio di serenità: i 116 (gli scranni assegnatigli dalle urne) meno 20 (il contributo al governo), porta il centrodestra sotto la soglia dell’autonomia (96), ma pur sempre sopra agli 89/90 voti delle opposizioni.
Insomma, il rischio per il governo Meloni di andare”sotto” in Senato è concreto tanto che è già arrivato l’avvertimento del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani che ai colleghi parlamentari ha scandito: “L’indicazione è stata molto chiara: i sottosegretari devono venire a votare” perchè “non sono stati eletti per fare i turisti, a maggior ragione quei sottosegretari che sono attivi nell’ambito dei lavori parlamentari, che vanno e presenziano in commissione”.